Libri: le ostriche, lo champagne e il “bello” del tumore nel romanzo di Simona Monteleone

“Se non la vivi non la scrivi” sentiamo ripetere da scrittori e musicisti, artisti in genere, a voler significare che le corde della sensibilità sono quasi sempre sollecitate da un evento fuori dall’ordinario: una storia d’amore andata in frantumi o ancora meravigliosamente viva, la perdita di una persona cara, una malattia che colpisce te o chi vuoi bene. A quel punto un animo sensibile ripassa al pettine fino la propria esistenza, ne coglie gli attimi di bellezza, scopre l’Amore in chi gli sta accanto. Questo è accaduto a Simona Monteleone, professionista adranita esperta di economia, ricercatore presso l’Università di Catania, autrice del romanzo autobiografico “Dopo le ostriche e lo champagne” (Carthago edizioni, pp. 194, € 15).
Il libro è stato presentato ieri a Palazzo Bianchi da Antonio Politi, direttore dell’unità di Otorinolaringoiatria dell’ospedale San Vincenzo di Taormina, Maria Rosa Petronio, avvocato, Orazio d’Alessio, otorino di Napoli. Presente l’autrice e l’editore Giuseppe Pennisi.
Come tante altre donne, “un bel giorno” Simona scopre di avere un tumore al seno. Il “nemichetto”, come lo chiama confidenzialmente, si presenta sotto forma di una pallina: su una scala da uno a dieci, ammette l’amico medico Ferdinando, c’è da preoccuparsi sette/otto. Ciò che viene dopo, Simona lo vive con “preoccupata leggerezza”, senza mai disperarsi. Nonostante l’innata riservatezza e la voglia di avere sempre il controllo della situazione, telefona a tutti gli amici per informarli del problema. A quanti le si parano davanti, in attesa di incassare il pugno allo stomaco, Simona scruta gli occhi quasi come se fosse dotata di un periscopio che dalle pupille riesce a scrutare dentro il cuore di chi ti vuol bene. Nella ricerca del “bello” del tumore, mai un istante il sorriso l’abbandona.
“Il giorno che ha appreso del problema – racconta Antonio Politi – ad una riunione con i colleghi d’università, Simona si presenta con un po’ di ritardo e chiede con ironia di essere giustificata ‘…perché ho appena saputo di avere un tumore’. Parla così una che ha imparato ad amare la vita”.
“Raccontando una storia di malattia e di sofferenza,  – scrive nella prefazione il prof. Maurizio Caserta, collega e amico di Simona Monteleone – l’autrice ci offre un inno alla gioia. Se vi strappano il corpo la vostra anima può raccoglierlo e restituirgli la dignità negata”.
Il romanzo ha l’incedere imperioso della vita che pulsa. Nel racconto il percorso di  dolore si specchia perfino nella processione, “lunga e faticosa” com’è spesso la nostra esistenza, del Cristo alla Colonna di Adrano.
“La vita non è semplice – scrive l’autrice – e nemmeno la mia lo è stata, ci sono gli alti e i bassi, tante salite e tante discese. Sicuramente le salite sono state impegnative, dure, ma nulla di paragonabile al cancro”.
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