Adrano, la Corte dei Conti blocca la spesa del Comune: criticità nei bilanci passati e l’ombra del dissesto

La Corte dei Conti, sezione di controllo della Regione Siciliana, blocca la spesa del Comune di Adrano.

Con un provvedimento inviato al sindaco, al Consiglio comunale e ai Revisori dei conti, la magistratura contabile impone all’amministrazione adranita la chiusura dei cordoni della borsa, “nelle more dell’eventuale approvazione da parte della Sezione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale, attualmente all’esame istruttorio del Ministero dell’Interno”. Nelle 15 pagine del provvedimento vengono elencate le criticità rilevate che motivano il ricorso alle limitazioni previste dall’art. 188, comma 1 quater, del Testo unico degli enti locali.

La verifica riguarda il rendiconto 2015 e 2016 e il bilancio di previsione 2016/2018, atti che riguardano la passata amministrazione.

Alla luce di questa pronuncia, in sostanza, il Comune di Adrano non può assumere impegni e pagare spese per servizi non espressamente previsti per legge. Una interpretazione restrittiva del ‘diktat’ della Corte dei Conti rischia di paralizzare tutta la macchina amministrativa già zavorrata dalla situazione di pre-dissesto. “La Corte dei Conti – osserva l’avv. Giuseppe Currao, assessore comunale al Bilancio – ci dice di dare copertura ai debiti fuori bilancio e ci inibisce dal fare delle spese non necessarie al funzionamento dell’amministrazione comunale.

Capiamo la ‘ratio’, ma l’espressione di per sé è ambigua.

Se prendiamo la legge regionale 1 del ‘79, anche le manifestazione religiose, turistiche sono previste per legge. Cosa ha inibito esattamente la Corte dei Conti è problematico capirlo. Noi non possiamo fare spese non previste per legge. La norma è molto ampia, se la interpretiamo in maniera rigorosa non dovremmo organizzare la Pasqua, il Carnevale e manifestazioni simili. Noi propenderemo per una interpretazione molto più elastica”.
A preoccupare, più di qualsiasi altra cosa, l’assessore al Bilancio è l’effetto che il carico di criticità avrà sul giudizio finale che riguarda il piano di riequilibrio. “La mia preoccupazione – aggiunge Currao – riguarda tutti questi rilievi, dei nodi che verranno al pettine quando sarà esaminato il piano di riequilibro. Temo una valutazione negativa, anticipata da questi rilievi”. Il Piano di riequilibrio, varato dalla passata amministrazione, giace dall’aprile dello scorso anno alla Commissione Finanza enti locali. Per fronteggiare la situazione ed evitare a tutti i costi il baratro del dissesto, l’amministrazione D’Agate ha programmato, sin dal suo insediamento, un piano d’attacco concentrato su alcuni punti essenziali: l’annullamento della transazione Enel Sole (in ballo ci sono 10 milioni di euro e un gigantesco contenzioso come effetto immediato) e l’inasprimento della riscossione coattiva, l’altro ventre molle del Comune di Adrano. Per avere un’idea della ineluttabilità del disastro economico, basti sapere che ad Adrano l’evasione della Tia (la tassa sui rifiuti) sfiora il 70% della popolazione. Il danno è di circa 3,5 milioni l’anno. I due punti ‘imprescindibili’ dell’amministrazione D’Agate, a quasi un anno dall’elezione del sindaco, sono rimasti sulla carta. Un segnale di grandissima debolezza scandito da decisioni restrittive e penalizzanti come quella della Corte dei Conti.

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