Adrano, soldi e pizze in cambio del voto: ipotesi di corruzione elettorale per 2 consiglieri. Cade aggravante mafiosa

Soldi e pizze in cambio del voto.

La Procura di Catania ha chiuso le indagini nei confronti di 14 persone, tra queste due consiglieri comunali, per il reato di corruzione elettorale. L’aggravante mafiosa è venuta meno.

Il delitto di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale – art. 416 c.p. – è contestato a Federico Floresta, 42 anni, Maria Grazia Ingrassia, 35, (i due sono consiglieri comunali, eletti nella lista Adrano Attiva) e Antonio Furnari, 44 anni, marito della Ingrassia.

Secondo quanto scrivono i magistrati Giuseppe Sturiale (sostituto procuratore) e Francesco Puleio (procuratore aggiunto) nel periodo antecedente alle elezioni comunali del 10 giugno 2018, i tre “…creavano e gestivano una rete di soggetti che, in cambio di somme di denaro, avrebbe dovuto agire sul territorio per procacciare voti in favore dei candidati Floresta Federico e Ingrassia Maria Grazia, offrendo e/o elargendo agli elettori somme di denaro e altre utilità”.

I magistrati si soffermano anche sul controllo e verifica del voto ‘promesso’ esercitato tramite la “schedatura degli elettori, il controllo del voto presso le relative sezioni e la conseguente verifica della correlazione tra denaro corrisposto e voti ottenuti, nonché la creazione di un vero e proprio ‘database’ finalizzato al riutilizzo con il medesimo sistema di scambio di denaro-voti, per successive competizioni elettorali; una volta eletti, allo scopo di offrire il proprio ‘pacchetto di voti’ in consiglio comunale e nelle commissioni in cambio di denaro”.

Assieme a Floresta, Ingrassia e Furnari, sono indagate altre 11 persone: Valentina Astone, Salvatore Condorelli, Eugen Craciun (rumeno), Lucia Gatto, Gino Giangreco, Angelo Paratore, Giuseppe Pignataro, Maria Grazia Pignataro, Maria Grazia Russo, Rosaria Scalisi e Vincenzo Scalisi.

Nel febbraio di quest’anno la notizia dell’inchiesta era trapelata per l’evidenza di una prova che i magistrati avevano acquisito: ai tre, l’1 febbraio scorso, vennero sequestrati i cellulari “…per procedere alla copiatura del contenuto degli apparecchi in questione”.

Alle elezioni comunali di giugno 2018 i due consiglieri Floresta e Ingrassia ottennero rispettivamente 578 e 465 voti. Consensi che confluirono nella lista “Adrano Attiva” che appoggiava la candidatura dell’allora candidato sindaco del Centrodestra Aldo Di Primo. Quest’ultimo, sostenuto da numerose liste, andò al ballottaggio contro il candidato del Centrosinistra D’Agate (l’attuale sindaco di Adrano), risultato poi vincente nel “duello” elettorale.

L’offerta o la promessa di denaro – si legge nell’avviso di conclusione indagini – era compresa tra 25 e 50 euro assieme ad altre ‘utilità’ come pizze.

A Floresta, Ingrassia e Furnari viene contestato di essersi accordati con alcuni indagati ( Maria Grazia Russo, Eugen Craciun, Salvatore Condorelli, Gino Giangreco, Angelo Paratore, Vincenzo Scalisi) al fine di ottenere il voto per i due candidati e “…affinché contattassero di persona, si facessero dare i numeri di telefono e consegnare copia dei rispettivi certificati elettorali, in modo da ‘schedare’ gli elettori e le sezioni presso cui votavano”.

Questa la dichiarazione dell’avv. Salvatore Burzillà che difende Floresta, Ingrassia e Furnari:
I miei assistiti continuano ad avere piena fiducia nel lavoro dell’Autorità Giudiziaria. Come diceva Voltaire ‘il tempo è galantuomo, rimette a posto tutte le cose’.
Prendendo spunto da questa affermazione, giova precisare che l’originaria ipotesi accusatoria comprendeva anche l’aggravante del metodo c.d. mafioso.
Ebbene, all’esito delle indagini preliminari, apprendiamo con immensa soddisfazione che detta aggravante è stata esclusa.
Ciò vuol dire che non sono state riscontrate connivenze con ambienti mafiosi.
Per il resto, è doveroso precisare che la presunta condotta illecita descritta nei capi d’imputazione è ancora tutta da dimostrare e non esclude risvolti favorevoli per i miei assistiti”.

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