Catania, ne ha fatta di strada la corruzione: 3 dipendenti Anas arrestati con ‘mazzetta’ in tasca

Manette a Catania per tre funzionari dipendenti dell’Anas. Militari della guardia di finanza hanno eseguito nei giorni scorsi I fermi per corruzione sono stati eseguiti in flagranza di reato dai militari della Guardia di Finanza. Alla base degli arresti vi è una tangente di 10 mila euro intascata dai tre.

Le Fiamme Gialle sono intervenuti nel centro direzionale dell’Anas della tangenziale di Catania, mentre un imprenditore, impegnato nella realizzazione e manutenzione di strade, stava consegnando la busta con il denaro a un direttore dei lavoratori dell’azienda delle strade, Riccardo Contino, presente un altro dipendente dell’Anas, Giuseppe Panzica. I due sono stati arrestati e condotti in carcere a piazza Lanza.
Nell’indagine e’ stato anche coinvolto il Rup (responsabile unico del progetto) Giuseppe Romano che, invece, e’ stato assegnato agli arresti domiciliari. Per tutti l’accusa e’ di corruzione. Il blitz dei militari e’ avvenuto grazie alle microspie che erano state installate nel centro direzionale Anas: alla base dell’accusa nei confronti dei tre dipendenti ci sarebbe un video. L’inchiesta e’ stata coordinata dai sostituti procuratori Fabio Regolo e Fabrizio Aliotta. Il gip che ha convalidato l’arresto e’ Giancarlo Cascino.
Il sistema corruttivo scoperto dalle fiamme gialle all’Anas di Catania e’ ritenuto dagli investigatori di “dimensioni molto piu’ ampie” ed avrebbe come conseguenza un abbassamento degli standard di sicurezza sulle arterie stradali. Gli importi delle mazzette non erano commisurati all’importo dei lavori aggiudicati seppure al netto del ribasso, ma al risparmio che potevano conseguire gli imprenditori eseguendo i lavori senza andare incontro a determinate spese.
Gli imprenditori eseguivano le opere assegnate loro senza rispettare i capitolati tecnici e proponendo dei ribassi d’asta notevoli ed eseguendo lavori di qualita’ inferiore traevano un profitto che poteva arrivare al 20% del valore dei lavori appaltati e veniva condiviso con i tre funzionari dell’Anas di Catania che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori di manutenzione programmata di strade e raccordi della Sicilia Orientale. Nel caso specifico, l’appalto che ha visto l’emissione di una tangente di 10 mila euro è quello da 500 mila euro relativo al risanamento di 24 km della ss 114 tra Siracusa e Villasmundo.
L’AD DELL’ANAS SIMONINI: “COMPORTAMENTI GRAVISSIMI”
In riferimento agli arresti eseguiti a Catania, Anas “appena appresa la notizia, ha subito avviato le procedure amministrative per l’accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti e l’adozione dei necessari provvedimenti”. E’ quanto annuncia una nota della società. ”I fatti accaduti – ha dichiarato l’ad di Anas Massimo Simonini – sono gravissimi e inaccettabili. Anas è un’azienda sana, fortemente impegnata nel contrasto dell’illegalità ed in particolare della corruzione”. Anas, “oltre a condannare in maniera netta l’episodio garantendo che i responsabili saranno perseguiti con assoluto rigore, rafforzerà ulteriormente le misure interne di controllo per evitare il ripetersi di questi episodi di corruzione” ha proseguito Simonini.
L’amministratore delegato di Anas ha sottolineato che “questi comportamenti, oltre a lasciare sconcertati, fanno soltanto male all’immagine di una società dove migliaia di persone lavorano ogni giorno con professionalità, sacrificio, spirito di servizio e onestà per fornire al Paese il servizio essenziale della mobilità sulla rete stradale e autostradale”. “Siamo fiduciosi nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, con le quali collaboreremo attivamente per fornire ogni utile contributo all’accertamento delle responsabilità” ha concluso Simonini.

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