Adrano, la ‘lente’ della magistratura sul restauro del gazebo dell’ex Pescheria

Il restauro del gazebo dell’ex Pescheria di Adrano rischia di provocare un guaio giudiziario all’ex amministrazione comunale guidata da Giuseppe Ferrante e a un tecnico dell’ente. In questi giorni, infatti, si è appreso dell’apertura di un fascicolo da parte della magistratura sulla vicenda che, nel marzo dello scorso anno, portò alla momentanea rimozione del ‘padiglione’ in metallo – leggi qui -.
L’identificazione – da parte delle forze dell’ordine – dei componenti dell’ex giunta conferma che i magistrati hanno acceso i riflettori sulla vicenda su sollecitazione della Soprintendenza alle Belle Arti di Catania.
Sul piano delle indagini siamo ancora alla fase embrionale, solo in un secondo momento si capirà se ci sono presunte responsabilità su quanto accaduto.
La Soprintendenza rivendicò la responsabilità del manufatto e, di conseguenza, anche del restauro che esso necessitava, sulla base di un decreto legislativo (art. 10 comma 1 Dlgs. N.42/2004), invocato anche dall’associazione di architetti “Laboratorio Simeto” – guidato dall’arch. Giovanni Cottone, attuale presidente, – secondo il quale “Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali…che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etno-antropologico”.
Il Comune di Adrano, raccontano i fatti, fece di testa propria e non tenne conto di queste indicazioni. Eppure, una argomentata lettera dell’associazione “Laboratorio Simeto” – datata 7 marzo 2018 – recapitata al sindaco di Adrano spiegava con chiarezza che “…il bene in oggetto costruito nel 1910, avendo abbondantemente superato la soglia dei settanta anni, benché privo di decreto di tutela diretta, è a tutti gli effetti tutelato ‘ope legis’ e pertanto la progettazione di interventi su Beni Culturali richiede competenze specifiche inerenti alla materia del restauro e…parere preventivo da parte della Soprintendenza”.
Il restauro del gazebo venne affidato ad un’officina-laboratorio di Piano Tavola. Costo dell’operazione: 23 mila e 800 euro.

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