Pigrizia: il motore che muove il mondo

Se dicessi che la pigrizia è una qualità dell’essere umano, qualcuno potrebbe storcere il naso. E avrebbe ragione. Se dicessi che l’uomo impegna tutta la sua vita a riprodursi oppure a divorare, forse sembrerebbe eccessivo e semplicistico, ma in fin dei conti è proprio così.
Il nostro corpo – e più in generale tutta la natura – in ogni sua parte è impegnato a divorare e riprodursi: dalla singola cellula in poi, è impegnato a replicarsi incessantemente e a sostenere – attraverso l’assunzione di sostanze – la sua esistenza. Per farla breve e sintetizzare il concetto, la natura o fa all’amore o mangia, in pratica siamo impegnati – noi esseri viventi – a queste due azioni primarie. Sempre per chiarezza, l’uomo da secoli si preoccupa di sopravvivere e per questo mangia, si protegge dalle intemperie e dalle belve feroci, dai nemici e dai pericoli in genere; poi, sempre per sopravvivere (in questo caso come specie), si riproduce, in termini sessuali. Chiedete a un biologo cosa succede ogni istante nel nostro corpo? Una continua e frenetica attività sessuale. Poi c’è quella che pratichiamo coscientemente – con il nostro partner – che non è malaccio. Ovviamente questa è una lettura squisitamente biologica che non considera il fattore cultura, trascendenza, ecc. ecc. ma che propone una nuova chiave di lettura. La pigrizia come fattore scatenante del progresso e dell’innovazione.
Il punto è che se guardiamo indietro nel tempo e se volete anche il nostro presente, appare evidente che ogni scoperta, ogni invenzione, ogni innovazione, nei secoli – dalle pietre lavorate della preistoria, fino all’ultimo modello di smartphon – è stata una risposta tecnologica alla nostra innata esigenza di pigrizia.
Sembra paradossale e lo è, ma per un attimo riguardate ogni innovazione – inventata o scoperta dall’uomo – dal punto di vista della pigrizia. L’elenco sarebbe infinito. Utensili, dispositivi, persino i riti, sono tutti funzionali al fine di risparmiare tempo, impegno e fatica per l’uomo.

La ruota, ha permesso di faticare di meno, per trasportare un peso; la scrittura di ricordare e di comunicare troppi dati; la stampa di ricopiare ogni volta; internet di recarsi personalmente in ogni luogo; la macchina a vapore, i motori in genere, hanno risolto tanti problemi di pigrizia – con uno sforzo minore si ottengono più vantaggi, si raggiungono posti lontani, con meno fatica e meno tempo; il telefono ci permette di parlare con qualcuno senza spostarci da casa, il televisore di vedere posti senza muoverci dal divano, la funivia di raggiungere le vette più alte senza faticare sul pendio; per non parlare della fotocopiatrice, del piano cottura, delle rampe per risolvere i salti di quota, delle lavastoviglie, del ferro da stiro, e cosi potremo continuare all’infinito.

Se vi concentrate, potete trovare – attorno alle vostre esistenze – una quantità di dispositivi pensati solo per risolvere la vostra innata pigrizia (che ovviamente non ammeterete mai). Per un attimo pensate all’idraulica, all’energia elettrica, al web, ai motori, alla televisione, alle fognature, all’Ipad, alla macchina fotografica, al PC. Ogni volta che pensate a qualcosa scoprirete che vi ha fatto risparmiare tempo, fatica ed energia. Insomma la “pigrizia” ha scatenato il progresso e l’evoluzione dell’uomo. Tutto quello che ha inventato, cercato e scoperto, è stato funzionale a risolvere questioni di pigrizia. Certo, perché noi eravamo impegnati a fare all’amore e a mangiare. Ma anche in questo senso, abbiamo voluto sperimentare qualcosa: il supermercato ci evita di andare a caccia, di procurarci il cibo, di faticare per averlo; i social ci aiutano a trovare un partner, evitando di dover perdere tempo con mille appuntamenti, corteggiamenti, incontri sulle panchine in autunno, insomma con un clik è tutto più facile.

Ovviamente sto già esagerando (forse), ma se ci pensate un attimo tutto conferma questa visione. Cosa ci rende diversi rispetto a questo quadro che propongo, cinicamente crudo? La nostra dimensione politica, culturale e teologica. Il significato etico e morale delle nostre azioni. Il principio di solidarietà tra esseri umani. La storia: del nostro pensiero, delle nostre invenzioni, delle nostre scoperte, delle nostre radici. L’uomo, da una parte “mangia, ‘fotte’ ed è pigro” e dall’altra ama, prega e cerca. Ed è proprio questa sua esigenza di cercare, di investigare, di scoprire, di capire che lo rende speciale. La ricerca è il cuore della sua esistenza, l’esigenza di capire le ragioni del cosmo, le regole universali, l’origine della sua esistenza, lo porta da sempre, ad elevarsi oltre l’immaginazione. L’arte, rimane quel filo sottile che unisce la dimensione terrena con quella divina; l’arte è ricerca del trascendente.

La pigrizia è funzionale al progresso, è il segnale della vivacità intellettuale. Almeno secondo la riflessione di oggi. Se domani riscontriamo una certa pigrizia, nelle persone che ci circondano, potremmo immaginare di declinare diversamente le nostre valutazioni. Almeno proviamo a vederne il lato positivo. La pigrizia ha generato il nostro mondo, l’arte l’ha reso divino.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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