Mafia, maxi operazione nel Messinese: 94 arresti. Le mani del clan di Tortorici sui fondi UE (VIDEO)

Maxi operazione antimafia nel Messinese, colpito il clan di Tortorici, nell’area dei Nebrodi, con 94 destinatari di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Messina, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della città dello Stretto.

Il provvedimento, emesso dal gip, è stato eseguito all’alba dai carabinieri del Ros, del Comando provinciale di Messina e del Comando tutela agroalimentare, insieme con i finanzieri del Comando provinciale di Messina, coadiuvati dalle fiamme gialle di Palermo, Catania, Enna e Caltanissetta. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Dalle indagini e’ emersa una spartizione virtuale del territorio operata dall’organizzazione mafiosa “ai fini della commissione di un elevatissimo numero di truffe – sottolineano gli investigatori – finalizzate a ottenere ingenti contributi erogati dalla Comunita’ europea sui fondi agricoli”.

Tra i destinatari del provvedimento, oltre ai vertici e agli affiliati del clan, anche imprenditori e amministratori pubblici.
Centinaia le truffe ai danni dell’Agea, dell’Unione europea e della Regione siciliana da parte dei clan del Messinese, quelli storici di Tortorici, i Betanesi e Bontempo Scavo, riusciti a mettere le mani su contributi milionari a favore degli agricoltori, con il supporto di un notaio compiacente e di funzionari dei Centri di assistenza agricola che assistono gli agricoltori nell’accesso ai fondi. Nel corso dell’imponente operazione sono state sequestrate 150 imprese e sono stati colpiti i vertici dei clan mafiosi. Tra i 94 arrestati, compresi i capi delle famiglie mafiose dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, 48 sono sono finiti in carcere, gli altri 46 arresti domiciliari; 194 gli indagati.
Nell’elenco ci sono anche imprenditori e professionisti tra cui notaio che risponde di concorso esterno in associazione mafiosa e una decina di funzionari del centri di assistenza. In manette anche il sindaco di Tortorici.

Tutti tasselli di un patto criminale per spartirsi la ricca torta dei contributi europei all’agricoltura; mani affondate su terreni ‘fantasma’, ‘liberi’, per i quali cioe’ non erano state avanzate richieste di fondi, in Sicilia e all’esterno della regione, allo scopo di intercettare le risorse europee; un meccanismo ‘virtuale’, ma concretissimo di divisione di vaste aree che avveniva dichiarando falsamente di disporre di particelle di terreni riferibili, in realta’, anche al Demanio, alla Regione e agli enti locali, che consentivano di incassare ingenti risorse: oltre 5 milioni quelli incassati dalle aziende mafiose. Le segnalazioni dei terreni utili all’obiettivo venivano fatte dei dipendenti dei centri di assistenza, e ai proprietari venivano imposti fittizi contratti di affitto con prestanomi pronti a figurare. Decisivo, quindi, sottolinea il gip Sergio Matroeni nel provvedimento di 1700 pagine “l’apporto compiacente di colletti bianchi”, dai collaboratori dell’Agea a un notaio fino ai responsabili dei centri Caa, “che avevano il know-how necessario per procurare l’infiltrazione della criminalita’ mafiosa nei gangli vitali di tali meccanismi di erogazione di spesa pubblica e che conoscevano i limiti del sistema dei controlli”. Quando la mafia si incunea, “altera il mercato, depreda risorse, il contrasto penale si impone. Ma il dato penale diventa insufficiente – avverte – quando non si trovano strutture che portano ricchezza alla gente e al territorio e anzi arriva la sensazione tragica di ulteriore impoverimento”. E’ la conseguenza del meccanismo e della presenza pervasivi dei gruppi mafiosi, tanto da far parlare il giudice di mafia come “classe sociale, contrastabile ma non eliminabile come categoria, nonostante decine di operazioni e processi. Un riscatto completo, la liberazione del territorio, difficilmente sara’ ottenuta solo con l’intervento giudiziario.
Le misure non arrestano un mondo rassegnato alla deriva mafiosa”. Occorre, insomma, anche una reazione sul fronte sociale, economico e delle scelte di politiche efficaci.

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