Salute, una ricercatrice siciliana tra i medici che hanno isolato il Coronavirus: lo ‘Spallanzani’ al centro dell’attenzione

“Il contributo che la ricercatrice di Ragusa, Concetta Castelletti (nella foto la prima a sinistra, con lei il ministro Speranza e gli altri due medici), ha fornito nella ricerca per isolare il Coronavirus, ponendo le basi per le cure e la messa a punto di un vaccino, deve inorgoglire ogni siciliano. Il suo, al pari di tanti altri corregionali impegnati nella ricerca e in altri ambiti di eccellenza, è un esempio di tenacia ed abnegazione, una corsa contro il tempo che l’ha vista tagliare il traguardo nell’interesse di tutti. A lei va il ringraziamento di ciascuno e la nostra gratitudine”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, commentando la notizia dell’isolamento del Coronavirus, da parte di un gruppo di ricercatrici dell’ospedale Spallanzani di Roma.

Un centro d’eccellenza italiana e non solo, all’avanguardia come lo scienziato da cui prende il nome, pioniere nel ‘700 della biologia sperimentale. L’ospedale “Lazzaro Spallanzani” di Roma torna al centro dell’attenzione:
e’ qui, tra le mura ottocentesche inerpicate sulla Portuense, che si concentra la lotta al coronavirus cinese: qui si fanno le analisi sui campioni, che danno il responso definitivo (“Lo conferma lo Spallanzani” e’ una delle frasi piu’ ripetute in questi giorni), qui sono ricoverati da da giovedi’ in isolamento i due turisti cinesi, primi casi in Italia, e sempre qui il laboratorio di virologia e’ riuscito a isolare il nuovo virus che spaventa il mondo.

Inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, con una dotazione di 296 posti letto in 15 differenti padiglioni e in un’area di 134.000 metri quadrati, lo Spallanzani ha attraversato la storia del XX e XXI secolo dal punto di vista scomodo ma necessario della trincea anti infezioni.

Dalla poliomielite negli anni ’30 alla terribile epidemia di colera nel 1970, e poi la salmonellosi, l’Epatite B, che esplode insieme al boom dell’eroina, e fatalmente l’Aids, di cui dal 1980, tra i primi al mondo, l’ospedale e’ uno dei maggiori centri per l’assistenza, la cura e la ricerca. Nel 1991 inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformita’ ai piu’ avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese. Nel dicembre 1996, il Ministero della Sanita’ ha riconosciuto lo Spallanzani Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Successivamente (2001-2003) il Ministero ha identificato lo Spallanzani quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo e polo nazionale di riferimento per la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). E poi l’avventura, finita bene, del medico italiano Fabrizio Pulvirenti, contagiato in Africa dal virus Ebola e salvato, dopo giorni di angoscia, sempre allo Spallanzani. Attualmente l’Istituto detiene l’unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 e cinque laboratori di livello 3; una banca criogenica che puo’ ospitare fino a 20 contenitori di azoto liquido e 28 contenitori a -80 C, dotata di un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campioni da congelare; e ancora dal 2007 il “Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT); un servizio di rianimazione, terapia intensiva e sub-intensiva; un centro di riferimento per le infezioni nei trapianti; una Banca biologica per il deposito di organi e tessuti destinati al trapianto.

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