Autostrade, fuori i Benetton da Aspi e dentro Cdp: accordo nella notte in Consiglio dei ministri

Autostrade, fuori i Benetton da Aspi e dentro Cdp: accordo nella notte in Consiglio dei ministri

Una lunga trattativa nella notte, poi la fumata bianca alle prime luci dell’alba: i Benetton rinunceranno progressivamente alla quota in Aspi mentre entrerà come socio di maggioranza Cdp con il 51%, trasformando di fatto la società in una public company.

È il risultato della lunga e difficile trattativa notturna sul dossier Autostrade, con tanto di revisione complessiva della concessione.

Dovranno ora essere definiti i prossimi step: sarà Cassa depositi e prestiti nelle prossime due settimane, su mandato del governo, a organizzare la progressiva uscita di Atlantia, che prima scenderebbe a una quota intorno al 10%.

La nottata difficile, cominciata con un’ora di ritardo intorno alle 23 – e con un vertice dei capidelegazione saltato – è stata segnata da uno stop della riunione, intorno a mezzanotte, con un confronto lungo un’ora tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, poi una nuova lunga interruzione dall’una alle tre e mezza, tra i mugugni di Iv e M5s, per poi chiudersi dopo le 5.

La linea del presidente del Consiglio è sempre stata la stessa: o i Benetton accettano o sarà revoca, avrebbe minacciato, come riferiscono fonti ministeriali, con il numero uno del Mef impegnato nella ricerca di una soluzione: a lui e alla titolare del Mit Paola De Micheli ora il compito di definire gli aspetti dell’accordo. La situazione si è sbloccata con la disponibilmità della famiglia Benetton all’uscita dall’azionariato della di Autostrade: due le proposte presentate dalla società.

La proposta prevede specifici punti qualificanti riguardo alla transazione e al futuro assetto societario del concessionario: misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro; riscrittura della convenzione, tariffe e concessioni comprese, che sarà adeguata all’articolo 35 del Milleproroghe, rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario;aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario; rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario e sulla legittimità del milleproroghe.

Per quanto riguarda l’assetto societario, il controllo di Aspi passerà a Cdp (al 51%), con la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp; l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali; la cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di Cdp; con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi; la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di ASPI dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa.

Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante.

In alternativa, spiega in una nota il governo, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp a investitori istituzionali di suo gradimento. Dopo il lungo braccio di ferro, è la disponibilità dei Benetton a ‘capitolare’ alle richieste del governo a chiudere il capitolo.

La revoca è uno spettro lontano, “la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo”, viene specificato nel comunicato della riunione.

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