Catania, Pogliese non si dimette dopo la condanna: “Sentenza ingiusta che accetto e rispetto”

Catania, Pogliese non si dimette dopo la condanna: “Sentenza ingiusta che accetto e rispetto”

Il sindaco Salvo Pogliese per ora non si dimette.

“Non posso nascondere una enorme amarezza e una grande delusione per una sentenza che trovo assolutamente ingiusta. Ma da uomo delle istituzioni la devo accettare e rispettare”,

afferma su Facebook il sindaco di Catania, esponente di Fratelli d’Italia, condannato a 4 anni e tre mesi per le ‘spese pazze” all’Ars.

Pogliese rischia la sospensione dalla carica di sindaco di Catania per 18 mesi.

In base alla legge Severino, per effetto della condanna a 4 anni e 3 mesi, a Pogliese sarà applicata la sospensione dalla carica fino a un massimo di 18 mesi. Il testimone della gestione amministrativa del Comune di Catania passa al suo vice, l’assessore al Bilancio Bonaccorsi.

“Nella mia vita – ha aggiunto – mi sono sempre comportato da persona perbene e onesta interpretando i ruoli, che i catanesi e i siciliani mi hanno affidato, con grande generosità, passione e infinito amore per la mia terra e per la mia Catania a cui sono visceralmente legato.

“Lo stesso amore – prosegue Pogliese – che due anni fa’ mi ha portato a lasciare un prestigioso ruolo al parlamento europeo per servire la mia città (in dissesto e con 1.580.000 di euro di debiti ereditati), con una contestuale decurtazione della mia indennità dell’80% e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito. L’ho fatto perché sono assolutamente certo della mia correttezza etica e morale.

Ho affrontato il processo con grande dignità, con documenti alla mano, e con decine di testimoni che hanno puntualmente confermato la correttezza del mio operato e l’assoluta “unicità” di chi ha anticipato ingenti risorse personali per pagare gli stipendi e il tfr dei dipendenti del proprio gruppo parlamentare e le spese di funzionamento, cosa mai accaduta all’Ars e in qualsiasi altro parlamento”.

“Prendo atto con grande delusione – conclude – che ciò non e’ bastato a convincere chi doveva giudicarmi.

Auspico che l’appello a questa ingiusta sentenza sia quanto prima, affinché possa finalmente trionfare la giustizia e si possa dare la giusta rivincita a chi da oltre trent’anni, insieme a tanti amici e simpatizzanti, e’ stato sempre in prima linea per i valori dell’etica e della morale pubblica”.

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