Himera, la battaglia per la pace che fece ancora più bella la Sicilia

Himera, la battaglia per la pace che fece ancora più bella la Sicilia

Nel settembre del 480 a.C. si è consumata una delle pagine più importanti della storia dell’umanità.

A Himera, gli alleati siracusani, agrigentini e imeresi, guidati da Gelone (i greci di Sicilia) sconfiggono i Cartaginesi di Amilcare in una battaglia epica che la tradizione vuole contemporanea a quella di Salamina tra i Greci d’occidente e i Persiani. Una coincidenza che genera il mito e la possibile intercessione degli dei.

Non è solo la storia di una battaglia ma la celebrazione delle condizioni di pace che ne derivarono, grazie al trattato di pace, che Gelone impose agli sconfitti e che Montesquieu ci descrive così: «Fu questo il più bel trattato di pace di cui la storia parli. Gelone, dopo aver disfatto trecentomila Cartaginesi, impose una condizione ch’era utile solo a essi; o piuttosto egli stipulò in pro di tutta l’umanità».

«Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace» (Papa Pio XII).

Himera, la battaglia per la pace che fece ancora più bella la SiciliaUna lezione importante che la storia ci restituisce. Una vittoria frutto dell’alleanza politica tra i popoli siciliani voluta da un comandante con ottime capacità strategiche, suggellata da un trattato di pace utile per tutta la civiltà e che permetterà di realizzare diverse opere monumentali nelle città alleate. Un trattato che nel 1948 si traduce nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà, ed alla sicurezza della propria persona (art.3 della Dichiarazione Universale).

Sono questi i temi proposti – dalla sede imerese dell’Archeoclub d’Italia, presieduta da Rosa Lo Bianco, nel convegno organizzato per commemorare l’evento storico. Dopo i saluti istituzionali, delle autorità locali, regionali e nazionali il convegno ha presentato al pubblico, il contributo dei relatori, che hanno meglio illustrato la battaglia, attraverso le testimonianze archeologiche, il contesto storico, considerando l’egemonia di Siracusa, le implicazioni sul piano del rinnovamento urbano di Akragas e alcune considerazioni sulla mobilità storica della Sicilia del V sec. a.C. che connette le città coinvolte nella battaglia. Rispettivamente con gli archeologi: Stefano Vassallo, Egidia Occhipinti, Paolo Scalora, Alessandra Maganuco e l’architetto Francesco Finocchiaro.

Quello che appare evidente sono le implicazioni che tale battaglia e il trattato di pace che ne deriva determinano sulla storia delle città coinvolte. Il pagamento di duemila talenti d’argento – oggi sarebbero 65 milioni di euro – servirà ad avviare la costruzione di numerosi templi tra Siracusa, Imera, Agrigento e Hybla Major dedicati ad Atena, Vittoria, Hera, Zeus e Demetra.

Immaginiamo quindi l’evolversi degli eventi. Gelone, partendo da Siracusa, passa per Hybla Major – sede di un santuario sub urbano (oggi le Salinelle di Paternò), dove probabilmente riceve l’oracolo propiziatorio e raccoglie le truppe tra Katana, Leontini e appunto Hybla (colonie militari a servizio di Siracusa). Cinquemila cavalieri e cinquantamila fanti, che seguono la strada verso Himera, percorrendo quella via, di cui recentemente sono state trovate delle tracce a Caltavuturo e che collegava Siracusa/Catania con Himera/Palermo e che intersecava – a Hybla – la strada tra Agrigento e Messina. Sono questi gli alleati e le città coinvolte che intervengono a sostegno di Himera, minacciata dai Cartaginesi; questi erano i greci di Sicilia.

I territori della ricerca sono ancora poco esplorati e oggi più che mai appare utile rilanciarli percorrendo nuovi sentieri con nuove prospettive.

Attraverso lo studio dell’archeologia del paesaggio e la sovrapposizione delle tante fonti disponibili è possibile approfondire la forma delle città, le ragioni della loro morfogenesi e l’identità perdita, spesso quella pre-cristiana, compreso le matrici sicule e sicane. La battaglia di Himera può essere il pretesto per ricostruire una costellazione di città che ricompongano l’antica alleanza per sviluppare progetti di ricerca e di valorizzazione, per proporre nuovi percorsi turistici e di fruizione del patrimonio culturale e naturale.

La storia può essere l’occasione che cercavamo per aumentare l’attrattività delle aree interne per inserirle in un sistema culturale più articolato e complesso.

Non ci stancheremo di dire che servono risorse per la ricerca, per gli scavi archeologici, per narrare la nostra storia. Il volontariato culturale ha un ruolo determinante ma serve l’impegno delle istituzioni.

Il teatro di questo convegno – del 19 settembre – è stato il museo civico Baldassare Romani di Termini Imerese; le relazioni sono state moderate da Agostino Moscato e impreziosite dall’annullo filatelico, presentato da Luciano Seminara e dalla performance artistica – presso il parco archeologico museo Pirro Marconi – di Damiano Giunta.

 

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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