“Adrano libera’, ricostruiti gli affari di droga del clan Santangelo: indagini dopo i manifesti a lutto del pentito

“Adrano libera’, ricostruiti gli affari di droga del clan Santangelo: indagini dopo i manifesti a lutto del pentito

Associazione mafiosa e traffico di cocaina, eroina e marijuana con l’aggravante di essere un’associazione armata e di avere agevolato il clan Santangelo-Taccuni, ‘longa manus’ a Adrano dei santapaoliani di Catania.

Tra i reati ipotizzati anche ricettazione in concorso, danneggiamento aggravato in concorso, evasione. furto in concorso di un ATM.

Sono i reati contestati dalla Dda di Catania contro 35 soggetti, ritenuti vicino al clan Santangelo, i quali all’alba di oggi sono stati raggiunti da una serie di ordinanze restrittive emesse dal Gip su richiesta della Procura etnea.

La polizia del commissariato di Adrano e gli agenti della Squadra Mobile catanese hanno arrestato 15 persone, notificato il provvedimento cautelare in carcere a 12 indagati già detenuti e posti altri quattro ai domiciliari. Il Gip ha disposto anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre persone.

L’operazione “Adrano libera” ha in pratica inferto un duro colpo ai picciotti del clan adranita.

Secondo gli inquirenti Gianni Santangelo – inteso Giannetto – sarebbe stato a capo del clan, mentre Antonino Bulla, Giuseppe e Antonino La Mela, Rosario Galati Massaro, Toni Ugo Scarvaglieri e Carmelo Scafidi sarebbero stati gli organizzatori degli affari del gruppo criminale.

Le indagini, partite nel maggio del 2017, si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Valerio Rosano, appartenente alla omonima famiglia, detta dei “Pipituni”, organica al clan Santagelo-“Taccuni”.

La notizia della collaborazione di Valerio Rosano, nel settembre del 2017, ha provocato una decisa presa di posizione della famiglia del giovane, il cui padre Vincenzo era esponente di vertice del clan. La reazione è stata pubblicamente manifestata con l’affissione di necrologi nel centro storico di Adrano che annunciavano la morte di Valerio Rosano, fissando le esequie presso una chiesa, il cui fittizio indirizzo corrispondeva alla via in cui è sito il commissariato adranita di P.S. di Adrano.

Dell’evento sin occupò anche il programma “Striscia la notizia”, su canale 5, alla cui inviata Stefania Petyx l’indagato Toni Ugo Scarvaglieri rilasciò un’intervista, nel corso della quale, pubblicamente e senza timore, ebbe ad esprimere forte repulsione per la scelta operata dal collaboratore, arrivando a definirlo “un morto che cammina”.

Nel corso dell’attività d’indagine è stato documentato un vasto traffico di sostanze stupefacenti dalla Lombardia verso il comune etneo, evidenziandosi il ruolo di Antonino Amato e Domenico Salamone, domiciliati nelle province di Varese e Como i quali, grazie ai collegamenti con Giovanni Managò, avevano avviato rapporti di affari con Emir Daci cittadino albanese.

A testimonianza degli affari esistenti tra i presunti esponenti del clan Santangelo e il cittadino albanese nel dicembre del 2017 fu arrestato David Palmiotti a cui furono sequestrati quasi un quasi un chilo e mezzo di eroina. L’uomo stava rientrando in Sicilia dopo essersi recato in Lombardia.

Inoltre, il 15 febbraio 2018, personale della Squadra Mobile di Catania, del Commissariato di P.S. di Adrano e della Squadra Mobile di Varese, hanno arrestato il cittadino albanese, in quanto trovato in possesso di 33 confezioni in cellophane, contenenti eroina dal peso complessivo lordo di kg. 17,474 circa. Nella loro disponibilità venivano rinvenuti anche kg. 8, circa, di sostanza utilizzata per il taglio e la somma di denaro di euro 43.980.

L’approvvigionamento di sostanze stupefacenti avveniva anche attraverso canali ubicati in territorio messinese, calabrese e campano.

A tal proposito nel corso delle indagini sono stati operati numerosi arresti in flagranza di reato ed altrettanti sequestri di sostanze stupefacenti che servivano ad alimentare le tre “piazze di spaccio” operative in territorio di Adrano e precisamente: una nei pressi dell’abitazione di Salvatore Foti; un’altra nei pressi della locale stazione della circumetnea; un’altra nei pressi dell’abitazione di Antonino D’Agate inteso “Nino ‘u babbaleccu”, anch’egli sottoposto agli arresti domiciliari ed a cui sono stati altresì contestati sette episodi di evasione.

Per garantire la liquidità necessaria al mantenimento della cassa comune da impiegare in attività illecite, gli associati si sono resi responsabili anche di reati contro il patrimonio. Rubato un bancomat del Credito Emiliano ad Adrano; dentro circa 25 mila euro che servirono per acquistare la droga. Un altro tentato furto di bancomat, ma andato a vuoto a Randazzo.

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