Aci Castello, mostra del fotografo Araki al ‘Four Points’: ‘Suite of Love’ sino al 13 giugno

Aci Castello, mostra del fotografo Araki al ‘Four Points’: ‘Suite of Love’ sino al 13 giugno

È Aci Castello, nel Catanese, a ospitare in Europa il nuovo progetto espositivo dedicato al grande fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, il primo realizzato nel Sud Italia.

Aci Castello, mostra del fotografo Araki al ‘Four Points’: ‘Suite of Love’ sino al 13 giugnoLa mostra si intitola ‘Suite of Love‘, a cura di Filippo Maggia, promossa e prodotta da Fondazione OELLE Mediterraneo antico, è allestita al Four Points by Sheraton Catania.

Visitabile fino al 13 giugno, l’esposizione si presenta come un’occasione unica per avvicinarsi all’universo Araki e coglierne alcuni tratti fondamentali in un contesto davvero senza precedenti: una ‘Camera dell’amore’.

‘Suite of Love’ è infatti una vera e propria camera d’albergo allestita al primo piano del Four Points by Sheraton Catania, in accordo con il maestro giapponese: una suite con 1.000 Polaroid realizzate sino ai primi anni Duemila, 27 fotografie inedite selezionate fra la sua produzione degli anni Ottanta e Novanta, l’intera serie del 1996 intitolata ‘Suicide in Karuizawa’, una selezione di 19 ‘Flowers’, composizioni floreali dei primissimi anni Novanta, e 12 opere in grande formato della recentissima serie ancora in progress ‘Araki Paradise’.

Aci Castello, mostra del fotografo Araki al ‘Four Points’: ‘Suite of Love’ sino al 13 giugnoLa mostra prosegue al primo piano dell’hotel, nella fOn Art Gallery della Fondazione OELLE Mediterraneo antico. Nella ‘Suite of Love’ di Araki allestita da Fondazione OELLE Mediterraneo antico al Four Points by Sheraton Catania si è immersi nell’indagine ossessiva di uno dei più noti e celebrati fotografi al mondo, che da privata diventa pubblica. Le immagini di Araki si susseguono senza soluzione di continuità a celebrare l’universo femminile, la sua bellezza e unicità: nel ritratto, che sia un volto, un busto, una figura intera, un nudo o un bondage allestito, una storia come fosse un fotoromanzo, o una delle sue muse ispiratrici, o Yoko, sua moglie scomparsa nel 1990.

“Sono la bellezza e lo splendore della donna che il fotografo giapponese vuole esaltare, onorare, glorificare. Una bellezza che Araki cerca anche nelle sue immagini di fiori, composizioni di una purezza quasi tangibile, colti un attimo prima che inizi il loro processo di decadimento. Conosciuto e tanto apprezzato per le sue opere quanto dibattuto in tutto il mondo per il loro contenuto talvolta definito scandaloso, Araki in realtà non è solo il fotografo del bondage, bensì un artista che s’identifica totalmente con la fotografia e con la sua pratica, arrivando ad affermare che la macchina fotografica è come un naturale prolungamento del mio braccio, un regalo che gli ha permesso dagli anni Sessanta di documentare il mondo intorno a lui e, in particolare, la sua vita come fosse essa stessa un’opera d’arte in continuo divenire”, dichiara il curatore del progetto espositivo Filippo Maggia.

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