Battiato, il ricordo di Ottavio Cappellani: “Con il mio amico Franco a mangiar biscotti e guardare film di serie B”

Battiato, il ricordo di Ottavio Cappellani: “Con il mio amico Franco a mangiar biscotti e guardare film di serie B”

“Con la tua scomparsa, dopo quella di Manlio, la Catania in cui sono cresciuto non esiste più. Ci rivediamo quando non avremo più bisogno di coltivare l’intelletto e di conoscere il senso. A dopo.”

Con queste parole Ottavio Cappellani, noto scrittore, drammaturgo e sceneggiatore catanese, saluta Franco Battiato morto ieri a 75 anni nella sua casa di Milo, Villa Grazia.

Il Corriere Etneo ha intervistato Ottavio Cappellani, amico e collaboratore di Battiato da molti anni, raccogliendo il dolce ricordo di chi ha avuto modo conoscerlo nella sua dimensione privata e in una Catania in pieno fermento artistico e creativo.

In che modo è nato il suo rapporto con Franco Battiato? È stato Manlio Sgalambro a farvi incontrare?

Abbiamo (non mi piace parlarle al passato) molti amici in comune. Oltre Manlio, Raffaele Gulisano, Mario Venuti, Luca Madonia. Gli anni a cavallo del Duemila erano anni meravigliosi a Catania. Ci si frequentava con molta facilità e serenità.

A quale personalità di Battiato sei più legato e quale ti mancherà di più? Il celeberrimo cantautore e compositore; il regista di “Perdutoamor” e “Niente è come sembra” o il meno noto pittore Suphan Barzani?

L’amico che mi faceva trovare le cotolette a cena anche se era vegetariano. E con il quale si mangiavano i biscotti dopo cena guardando film di serie B.

Che artista è stato Battiato? Quanta e quale Sicilia c’è nelle sue opere?

C’è la Sicilia in quanto “mondo”. Dunque c’è tantissima Sicilia e tantissimo Mondo. Ma anche tanto Oltremondo. Ha saputo cogliere quella dimensione siciliana che sfiora l’universale.

Non aveva certamente peli sulla lingua e in alcune occasioni, come la vicenda della laurea honoris causa osteggiata o le disavventure nella giunta regionale presieduta da Rosario Crocetta, sembra aver pagato lo scotto delle sue dichiarazioni forti. Credi che Catania e la Sicilia avrebbero dovuto riservargli un trattamento diverso?

Credo che Franco se ne fotta. Questa è una terra poco generosa con i suoi figli. Solo qui si dice – ed è una verità – “cu nesci rrinesci”. La sicilianità conosce vette di pensiero sublime e bestialità meschine. In questo momento le bestialità meschine stanno vincendo.

Qualche anno fa mettesti a tacere delle voci insistenti sulle condizioni di salute mentale del Maestro che lo volevano affetto da Alzheimer. In quel messaggio volto a rassicurare i fan sulla sua lucidità mentale dicesti che nella vita si può scegliere di dimenticare. (“Con Manlio, grazie al quale ho conosciuto Franco, ci dimenticavamo per mesi, per anni, fino a quando la memoria si imponeva come un bisogno. E allora il tempo della dimenticanza spariva come se non fosse mai esistita.”) Oggi, come dichiarato dal fratello Michele, si è spento lentamente e senza accorgersi del trapasso. Non ti sembra un epilogo perfettamente coerente con una vita volta alla trascendenza?

Assolutamente sì. La sua morte mi ricorda il “Tukdam”, una pratica meditativa tibetana estrema, che dura anni, in cui il monaco abbassa gradualmente le proprie percezioni esterne e gli stimoli vitali fino al sopraggiungere della morte.

Francesco Mascali

Riguardo l'autore Francesco Mascali

Studente di giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: studia le leggi ma è allergico alle regole. Vive bilocato tra Milano e la Sicilia, ma alla Città preferisce sempre lo Strapaese. Appassionato di politica, arte e cultura popolare. Pensa rivolto verso Occidente e prega rivolto verso Oriente. È un individualista feroce: crede alla Libertà come valore assoluto dell'individuo che tutti gli Stati dovrebbero sempre rispettare. Ama ascoltare chi ha una storia da raccontare. Trova sempre il tempo per una passeggiata al mare, una risata con gli amici e un buon bicchiere di vino. Come il Gastone di Petrolini cerca sempre di avere una buona dose di orrore di sé stesso per restare saldamente ancorato a terra e trovare nuovi spunti per migliorarsi. Detesta le biografie (come questa).

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