Adrano, le ragioni del ricorso di D’Agate: “Mozione illegittima perché votata da due consiglieri rinviati a giudizio”

Adrano, le ragioni del ricorso di D’Agate: “Mozione illegittima perché votata da due consiglieri rinviati a giudizio”

Trenta pagine di ricorso per tentare di smontare pezzo per pezzo i tasselli della mozione di sfiducia che ha decretato la ‘cacciata’ del sindaco di Adrano Angelo D’Agate.

Il ricorso – presentato ieri dall’avv. Angelo Russo – analizza punto per punto le varie contestazioni contenute nella mozione approvata il 28 marzo da 18 consiglieri. Già a pagina 5 si fa riferimento a una anomalia che riguarda la composizione dei consiglieri votanti e che potrebbe rappresentare il vero tallone d’Achille dell’operazione ‘sfiducia’.

“Alla seduta del 28 marzo, in cui si è discussa e, poi, votata la mozione di sfiducia – si legge – hanno partecipato anche i consiglieri Floresta Federico e Ingrassia Maria Grazia: entrambi, poi, hanno votato in senso favorevole alla mozione di sfiducia nei confronti dell’amministrazione D’Agate. 
È bene precisare, però, che questi due consiglieri, eletti nella lista “Adrano Attiva” (facente parte della coalizione che sosteneva il candidato sindaco, Aldo Di Primo, poi, eletto Presidente del Consiglio) sono stati rinviati a giudizio dal G.U.P. presso il Tribunale di Catania per il reato di corruzione elettorale, dopo la decisione dell’amministrazione (con deliberazione di G.M. n. 2 del 13.1.2020: presenti il Sindaco, Angelo D’Agate, e tutti gli assessori – doc. n. 10 e 11) di costituirsi in giudizio quale parte civile, sostenendo l’accusa e affidando l’incarico all’avv. Marco Galati (i due consiglieri, poi, sono stati rinviati a giudizio e, ancora oggi, è pendente il dibattimento con la costituzione di parte civile). Nella fattispecie, con la costituzione di parte civile, è stata coinvolta la sfera personale dei consiglieri imputati e, pertanto, entrambi avevano certamente interesse a sfiduciare l’amministrazione…I consiglieri Floresta e Ingrassia avrebbero dovuto – indubbiamente – astenersi dal partecipare alla discussione e alla votazione della mozione di sfiducia”.

Il ricorso si sofferma poi sulle motivazioni psicologiche del ricorso “non avendo lo schieramento che aveva sostenuto la candidatura di Aldo Di Primo digerito una sconfitta così cocente al ballottaggio del 24 giugno 2018”.

Secondo D’Agate, quindi, sono da escludere ragioni di carattere politico e amministrativo dietro la bocciatura fatta dal gruppone di consiglieri.

“Già nell’aprile 2019, appena otto mesi dopo l’elezione, – si argomenta nel ricorso – il consigliere di opposizione, Carmelo Pellegriti, aveva annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia. 
È chiaro che soltanto un atteggiamento pregiudizievole, alimentato da uno spirito di rivalsa e di frustrazione, ha potuto determinare l’intenzione di presentare una mozione di sfiducia dopo così breve tempo”.

Sulla scorta del pregiudizio delle forze politiche avversarie dello schieramento striminzito che appoggiava D’Agate, è venuto meno il ‘principio di leale collaborazione’ tra organi dello stesso ente.

“Pur non di meno, nel breve tempo avuto a disposizione per amministrare (tra due terremoti: 6.10.2018 e 24.4.2019 – ed oltre mille sopralluoghi con relativa relazione – e una pandemia, ancora in corso dal 9.3.2020, con periodi in cui diversi funzionari erano in malattia per Covid), l’Amministrazione D’Agate ha adottato ben 429 delibere di Giunta, 145 determine sin- dacali e oltre 60 ordinanze sindacali (tutte concernenti l’emergenza terremoto, l’emergenza Covid e il randagismo).

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