Paternò, le ‘sveltine’ sul Prg per evitare di pianificare. La bufala dei 10 anni per elaborarlo

Paternò, le 'sveltine' sul Prg per evitare di pianificare. La bufala dei 10 anni per elaborarlo

Ogni tanto a Paternò riemerge la necessità di rievocare il fantasma del Prg anche se adesso si chiamerebbe diversamente, ora il suo nome è Pug.

Paternò, le 'sveltine' sul Prg per evitare di pianificare. La bufala dei 10 anni per elaborarloNon importa tanto come lo si voglia chiamare ma i suoi contenuti, le modalità per realizzarlo e i vantaggi di averlo presto pronto.

Dal 2008 – cioè da tredici anni – raccontano che ci vogliono dieci anni per elaborarlo; meglio dirlo subito: è la più grande bufala di questa città. Un vecchio tormentone che ha permesso di gestire in maniera molto discrezionale ogni trasformazione urbanistica in città.

Meglio non fare esempi per non urtare la suscettibilità di tanti, che da questo nascondimento della verità, traggono sempre un buon profitto.

A dire il vero, dall’esperienza di Pippo Failla passando per Mauro Mangano fino a Nino Naso, tutti hanno provato a revisionare il piano regolatore generale, oggi piano urbano generale ma senza successo. Tentativi infranti contro un muro invalicabile eretto dalla macchina amministrativa comunale e condivisa dalle sue estensioni esterne.

Ci siamo spesso chiesti perché? Siamo arrivati ad una verità provvisoria.

Pianificare significa prendere impegni seri e duraturi con la gente e il suo territorio, significa immaginare il futuro a partire dalle risorse disponibili e attivabili, significa dare regole certe per tutti avviando un regime di concorrenza tra gli operatori, significa scegliere, misurarsi con la storia, tutelare la bellezza ma soprattutto aprirsi, innovarsi, diventare parte di un sistema più ampio. Ma significa prima di tutto prendere un impegno, che sia duraturo, maturo, rispettoso. Allora è meglio una sveltina e via, è meglio prendersi qualcosa subito invece di aspettare.

Ecco l’urbanistica a Paternò è una sveltina e il territorio un corpo da violentare a piacimento, qui, lì, altrove. Per fare tutto questo ci inventiamo alchimie ingarbugliate; da qualche decennio, i sindaci, le giunte, i consiglieri comunali e quei cespugli tecnocratici e misteriosi che circondano questo mondo, si sono concentrati in teatralità divulgative, più o meno riuscite – sostenute da quell’apatia civica che investe la città da tempo. Indifferenza, inconsapevolezza, ignavia, complicità, tutti sentimenti che accomunano la gran parte di chi crede di essere impegnato in politica per il bene della città. Struzzi silenti sotto la sabbia.

Sono altri i grandi temi da risolvere, poi in questi giorni non si parla d’altro:

le alleanze politiche, i candidati, gli accordi pre-elettorali e cosi via. E nel frattempo il Consiglio comunale si propone di apportare piccole modifiche al piano regolatore generale. Nel silenzio generale, all’ombra, con piccoli passi. Gli interventi registrati al recente Consiglio comunale possono essere uno dei capisaldi della letteratura del nulla cosmico. Vedere per credere. Non saremo simpatici a nessuno con questa nostra riflessione, ma lo scopo non è di essere simpatici ma di far riflettere sulla necessità di cambiare rotta. Piccole modifiche alle norme urbanistiche, come se non fosse bastato il monito della Regione Siciliana di qualche anno fa che ci chiedeva espressamente di finirla con questi piccoli e maliziosi aggiustamenti per passare finalmente alla revisione del Prg. E nel frattempo spuntano come funghi piccoli centri commerciali, varianti strategiche, impegni insostenibili per il futuro, compromissioni di parti di territorio di pregio, come le aree agricole e quelle di particolare valore paesaggistico. Ancora una volta una sveltina.

Allora si fanno riunioni, incontri, ragionamenti, per poi partorire una piccola modifica, presentata come utile allo sviluppo economico (di pochi e dei soliti). Ma ancora una volta non si fanno alcune ammissioni: non abbiamo il personale tecnico per poter gestire la revisione del Prg, non abbiamo la volontà di farlo perché per pochi è meglio cosi, non abbiamo le competenze interne per governare un processo complesso, non abbiamo la cultura della pianificazione. Fatte queste ammissioni, non ci resta che agire diversamente, non tanto giocando a fare il piccolo urbanista ma recependo le risorse minime per esternalizzare la revisione del Prg. Ma subito. Adesso.
La Regione Siciliana offre risorse ma noi facciamo finta di non sapere e come per una tela di Penelope, predichiamo bene di giorno e razzoliamo male di notte. Tutto condito da un esercito di portatori di interesse molto interessati perché tutto rimanga esattamente come è.

Sarebbe necessario che la Regione Siciliana agisse in maniera decisa.

Paternò, le 'sveltine' sul Prg per evitare di pianificare. La bufala dei 10 anni per elaborarloSarebbe utile che la società civile (tutta) chiedesse con forza senza più rinvii. Nel frattempo si assiste a strane alchimie politiche e discutibili alleanze, condite di silenzi imbarazzanti da tutte le parti. Da tutte le parti.

Un ragno tesse le fila di questo compromesso storico che non ha nulla di buono da proporre, ma il silenzio regna e gli ‘influencer’ – disseminati in ogni parte politica – agiscono per proteggere l’intero “cerchio magico” che ha determinato la forma della città degli ultimi quarant’anni.

Sono arrivati diversi Commissari regionali, tanti e tutti pagati dalle casse comunali, ma dopo le opportune raccomandazioni nulla è stato fatto. Al prossimo Commissario, ennesima riunione teatrale con tante comparse e poi di nuovo il silenzio, rotto da piccole delibere proposte al Consiglio comunale, sotto forma di aggiustamenti miracolosi.

Fin quando non verrà a qualcuno l’idea di vederci più chiaro e approfondire nelle giuste sedi la questione. Chissà.

Intanto chiariamo una cosa: serve una tutela attiva dei paesaggi.

Servono strategie di lunga durata, serve la consapevolezza della necessità di acquisire questo strumento – il Pgu – che la recente legge regionale ha reso più funzionale e pratico per il governo del territorio. Se vogliamo rigenerare veramente questo territorio prezioso.

Non saremo simpatici a nessuno con questa nostra riflessione, lo abbiamo già detto, ma lo scopo non è di essere simpatici ma di far riflettere sulla necessità di cambiare rotta.

Riusciremo a rompere il muro di indifferenza, a sollecitare una riflessione risolutiva, a uscire dall’ipocrisia della “partecipazione” che sfugge di fronte a queste fughe irrazionali e incongruenti che si propongono al Consiglio Comunale, nascondendosi dietro imbarazzanti silenzi?
Riusciremo a insinuare almeno il dubbio che forse la storiella che servono dieci anni e immense risorse per rielaborare il Prg? E se ci fossero i “pentiti” del cerchio magico, utili a smantellare la rete perversa che impantana la città? Sarebbe una stagione meravigliosa, ma chissà quanti – oggi impegnati in alchimie elettorali – avrebbero paura di tutto ciò? Nascosti da sigle ammalianti, moralistiche e all’ultima moda.

Tutto questo perdura solo perché in molti sono complici con il silenzio, incastrati da conflitti d’interesse e presi dall’apatia. Rassicurati dagli amici degli amici, che rendono tutto più superficiale ed etereo. Tanto sono altri i problemi di questa città, il “traffico” e le “banane”. Chi non ha colpe – in questa storia – parli o taccia per sempre, in caso contrario, si assuma la responsabilità di essere complice.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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