Kabul infiamma il mondo e noi a parlare ancora di ‘green pass sì e green pass no’

A dirla tutta, veramente, sono in pochi. La notizia che ha messo in secondo piano la pandemia è il caos di questi giorni in Afghanistan.

Kabul infiamma il mondo e noi a parlare ancora di ‘green pass sì e green pass no’I telegiornali rimbalzano le immagini agghiaccianti dei profughi, intercalate con quelle degli ospedali già sotto stress per l’aumento dei ricoveri. Ogni tanto spunta Selvaggia Lucarelli con le sue vacanze in Sicilia che bacchetta le città e sui social si scatena un nuovo dibattito: con o contro la Lucarelli? È il tormentone dell’estate e molti sindaci già tremano per le conseguenze delle sue esternazioni. Ma qui c’è di mezzo quella sicilianitudine che spesso non fa bene alla nostra terra: tutti in difesa dei nostri tesori che nel frattempo sono abbandonati a se stessi (non sempre e non ovunque). Quella dei rifiuti e della scarsa attitudine alla gestione virtuosa del turismo è una brutta malattia che patiamo da molto tempo.

Se qualcuno lo fa notare noi ci arrabbiamo, forse dovremmo anche reagire invece che rassegnarci apaticamente evitando i permalosismi. Nel frattempo, anche nelle chat più evolute la domanda è green pass sì, green pass no. Vaccino si e vaccino no. Gli ospedali vanno in tilt e qualcuno ancora discute con argomentazioni certe volte, ai limiti del ridicolo, prefigurando complotti sui dati. Intanto aumentano i morti e i ricoverati in terapia intensiva, la scuola deve iniziare e nessuno ha capito come e il dibattito è solo sul piano ideologico: vaccinarsi e dotarsi di uno strumento di controllo della profilassi. Come se non avessimo mai usato vaccini, medicine e certificazioni e all’improvviso uno Stato cattivo e subdolo lo imponesse. Qui si muore, ne avremmo ancora per molto e forse è meglio che la finiamo di pettinare bambole.

Mentre a Kabul le madri lanciano i figli oltre il filo spinato sperando che i soldati li portino via dal quel paese;

Kabul infiamma il mondo e noi a parlare ancora di ‘green pass sì e green pass no’mentre assistiamo impotenti al fallimento generalizzato delle politiche di democratizzazione da parte dell’Occidente evoluto; mentre gli intellettuali afgani vengono uccisi e perseguitati; mentre le donne sono trascinate verso un nuovo medio evo; mentre succede questo e altro ancora, noi discutiamo di libertà di scegliere se fare o non fare il vaccino e poniamo a nostra difesa argomenti complottistici (Umberto Eco diceva che il complottista è uno che non accetta la realtà). Noi ci accaloriamo per Selvaggia Lucarelli, (dobbiamo pulire le nostre città, lo sapevamo anche prima della “panzata” estiva), dell’inizio del campionato di calcio e della necessità di non mostrare un green pass come se mostrassimo chissà che cosa. Vaccinatevi, lo dice Papa Francesco e Sergio Mattarella, lo dice la scienza, lo dice il buon senso, perché se cosi non fosse allora non prendetevi più medicine, rinunciate alle cure mediche perché anche per tutto questo “non ci stanno dicendo la verità”, siate coerenti.

Torniamo all’Afghanistan.

Mettiamo da parte la storiella della democrazia. Qualcosa è andato storto oppure – a vedere bene i fatti – Cina e Russia stanno dando il cambio ai paesi Nato. La sensazione è che delle donne, degli intellettuali, dei figli lanciati oltre i recinti, degli uomini precipitati dagli aerei decollati, non interessa a nessuno. Sotto traccia la questione è ben altra. I giacimenti di metalli preziosi, le vie di attraversamento commerciale ed energetiche, il controllo delle risorse, le commesse faraoniche per le grandi aziende multinazionali. Mi sembra abbastanza e sufficiente per giocare a scacchi con la pelle degli altri. Tutte le immagini che vanno in onda sono una fotografia parziale di questo momento. Comprendo l’imbarazzo della politica, che ancora una volta è concentrata sui sofismi escatologici invece di porre rimedio a un pasticcio di cui è responsabile direttamente.

Imbarazzante come – a livello internazionale – si speculi sulle espressioni letterali. Parliamo con i Taleban, condanniamo i Taleban, ecc.

Kabul infiamma il mondo e noi a parlare ancora di ‘green pass sì e green pass no’L’unica emergenza è quella dei profughi, della difesa delle minoranze, dei diritti umani, e bisognava pensarci prima. Ora, sappiamo tutti che le scelte politiche e strategiche a questi livelli sono il frutto di modelli simulati che servono a definire scenari possibili. Il meglio della diplomazia internazionale aveva chiaro lo scenario conseguente all’abbandono del Paese. Questo fa più rabbia, sapevano perfettamente cosa sarebbe successo.

Qualche domanda sorge spontanea.

Ma dopo vent’anni di presenza, nessuno si è preoccupato di agire sul piano della formazione? Non stiamo parlando di far diventare occidentali gli afgani ma di educare al rispetto dei diritti minimi dell’uomo. La coltivazione dell’oppio – che pare essere l’attività più redditizia in quel Paese – è stata sostituita con altre colture, aiutando la gente all’auto sostentamento? Il mercato indotto alla coltivazione dell’oppio è voluto dallo stesso Occidente?
I fondamentalisti – di qualunque natura e colore – esistono in quelle aree dove la povertà e l’indisponibilità di beni e servizi è diffusa. In questi giorni colpiscono le immagini di quel Paese negli anni ’70, apparentemente ordinarie. Ma questa benedette esportazione della Democrazia non possiamo declinarla meglio? Oggi tutte le manifestazioni di cordoglio e preoccupazione da parte dei grandi della terra sembrano una sceneggiata napoletana.

Colpisce il fatto che anche tra i grandi c’è il più classico dello scaricabarile verso il collega vicino da sempre. Tutti dovranno fare i conti con l’opinione pubblica dei propri Paesi. Ma state tranquilli noi qui abbiamo il problema del green pass si e green pass no. Noi siamo per la libertà, noi siamo capaci di morire per la libertà. E allora colpisce l’indifferenza e il saccente giudizio verso quel popolo che viene descritto come codardo, perché si è arreso ai Taleban. Ma scusate chi arma i Taleban? Chi fornisce armi e risorse a un gruppo di uomini che è cresciuto negli ultimi anni con la presenza dell’occidente in casa? Domande imbarazzanti? Meglio i complotti sui vaccini?

Abbiamo bisogno di questi conflitti per poter dedicarci all’idea – tutta nostra – di libertà. Noi abbiamo bisogno di vedere le immagini strazianti di uomini e donne trucidati per poter vivere la nostra libertà.

L’Occidente dovrebbe interrogarsi fino a quando si saprà garantire questo status di libertà virtuale? Primo o poi gli equilibri potrebbero essere sconvolti e infatti i profughi sono la nostra più grande paura. Riusciamo a circoscrivere la guerra con le bombe ma il resto no. Nelle immagini che vengono dall’Afghanistan non si vedono mascherine e distanziamento sociale, non si sente parlare di vaccini e nemmeno di green pass. Da quelle parti hanno problemi più seri e noi ancora a pettinare bambole. L’Europa, l’Occidente, i paesi più industrializzati dovrebbero rimodulare il paradigma di sviluppo e senza questo passo – che Papa Francesco ha più volte enunciato – non ci sarà pace. C’è uno squilibrio imbarazzante e soprattutto una serie di interessi trasversali e sommersi che si giocano sulla testa dei popoli. Ecologia delle risorse, equilibrio della ricchezza, non significa privare il mondo del liberismo o del capitalismo (che tanto piace a qualcuno) ma correggere delle anomalie che primo o poi ci faranno male davvero. La pandemia non ha insegnato nulla? La tregua tra i popoli sembra finita. Non cantiamo più dai balconi e non sventoliamo le lenzuola bianche della pace.

Kabul infiamma il mondo e noi a parlare ancora di ‘green pass sì e green pass no’

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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