Ucraina, oltre 2,3 milioni di persone hanno lasciato il Paese: metà sono bambini

Ucraina, oltre 2,3 milioni di persone hanno lasciato il Paese: metà sono bambini

Non si vedono spiragli di pace e non si arresta, dunque, la fuga dall’Ucraina, che assume giorno dopo giorno la dimensione di un esodo.

Salgono a oltre 2,3 milioni le persone che hanno lasciato il Paese da quando è iniziata l’invasione russa. E di queste, oltre un milione sono bambini, denuncia Save the children. Già, perché gli uomini dai 18 ai 60 anni restano in Patria a combattere: a cercare un futuro lontano da casa sono per la stragrande maggioranza donne e bimbi. E «molti milioni ne arriveranno» ancora in Ue, «in due settimane abbiamo lo stesso numero di rifugiati delle crisi del 2015 e del 2016 messe insieme», spiega la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, tracciando un bilancio. «Metà delle persone giunte in Ue – ha aggiunto – sono minori», la loro sorte «è la mia più grande preoccupazione» perché molti rischiano di essere «vittime di tratta» e «per questo stiamo attivando la rete anti-tratta in tutti gli Stati membri».

I 5 Paesi confinanti sono naturalmente quelli più esposti alla migrazione forzata di queste settimane: in Polonia si contano ben 1,5 milioni di ingressi e 320mila in Romania. Il flusso prosegue spesso poi verso ovest: in Germania si contano oltre 80mila rifugiati. La Francia ne attende fino a 100mila. Ed una quota è diretta anche in Italia, dove in circa dieci giorni sono arrivati quasi 27mila persone, 3mila nelle ultime 24 ore. Per ora il flusso è stato assorbito senza particolari problemi. A breve poi un dpcm formalizzerà la possibilità di richiedere la protezione temporanea – con concessione praticamente automatica – per la permanenza sul territorio nazionale.

Dei 2,3 milioni che hanno già lasciato l’Ucraina, il 5% circa della popolazione complessiva (il Paese ha 44 milioni di abitanti), l’Oim spiega che 112mila sono di «Paesi terzi», persone che vivevano lì ed ora «hanno bisogno di supporto umanitario vitale e protezione». L’Unicef calcola che oltre un milione di bambini se ne sono andati. «Un numero impressionante e un’indicazione di quanto disperata sia diventata la situazione dei bambini e delle loro famiglie,» ha dichiarato Afshan Khan, direttore regionale Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale. Save the children lancia l’allarme sugli oltre 6,5 milioni di minorenni rimasti ancora nelle città ucraine. «Cercano riparo – afferma la ong – in rifugi sotterranei, accompagnati costantemente dalla paura e rischiando ogni istante la propria vita. Mentre i bombardamenti continuano a intensificarsi, cibo, acqua pulita e medicine nel paese scarseggiano e potrebbero essere presto inaccessibili per loro».

Il Viminale mantiene un attento monitoraggio sul flusso in entrata: finora 13.419 donne, 2.425 uomini, 10.894 minori. Il decreto legge approvato la scorsa settimana ha determinato la possibilità di attivare 8mila posti nel sistema di accoglienza nazionale tra Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e Sai (Sistema di accoglienza ed integrazione) . Ma al momento sono stati occupati poche centinaia di posti di questa quota nuova, segno che il grosso si è sistemato autonomamente presso familiari e conoscenti. Ministero dell’Interno e Protezione civile hanno anche messo on line una scheda informativa rivolta ai profughi «per favorire la loro regolare permanenza sul territorio nazionale»: dagli obblighi sanitari da rispettare secondo la normativa anti-Covid 19, a chi rivolgersi per usufruire di un alloggio.

Tante Regioni stanno organizzandosi per rispondere all’emergenza. Il Lazio ha attivato hub per tamponi e vaccini e la disponibilità di massima fino a un numero di 10mila posti per l’accoglienza. Previsto anche il trasporto gratuito Cotral tutto il territorio regionale con il tesserino temporaneo. In Lombardia sono arrivati finora 2mila ucraini che sono assistiti sotto i profilo socio-sanitario. In Veneto si contano 2.500 arrivi e «i flussi sono costantemente in aumento», nota il governatore Luca Zaia. In Trentino sono 600. Il Friuli Venezia Giulia è la principale porta d’ingresso. «Sono per lo più donne e bambini, muniti di documenti biometrici che consentono la compiuta identificazione della persona. Finora non si è palesato alcun elemento di rischio», fa sapere il questore di Trieste, Irene Tittoni. A Napoli, informa il sindaco Gaetano Manfredi, «abbiamo già sistemato più di 700 ucraini».

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