CAPIZZI (MESSINA) – «Il 12 ottobre abbiamo avuto una lite, hanno preso la mia auto a pedate. Avevano questa fissazione che mi dovevano sparare». Così, al Tg1, parla il vero bersaglio della sparatoria di Capizzi in cui è morto il 16enne Giuseppe Di Dio e un ragazzo di 22 anni è rimasto ferito.
Due settimane prima, rivela, era stato minacciato da Giacomo e Mario Frasconà, i due fratelli fermati insieme al padre Antonio per l’omicidio, proprio davanti alla sua abitazione. «Mi hanno detto solo – ricorda – vieni al cancello… Ma non sono andato perché sapevo che avevano questa pistola».
Sabato sera, accompagnato dal fratello Mario e dal padre Antonio, Giacomo Frasconà ha esploso almeno tre colpi di pistola. I proiettili hanno raggiunto, uccidendolo, Giuseppe Di Dio, e ferito un suo amico di 22 anni, che non è in pericolo di vita.
Alla domanda se pensa che poteva essere lui al posto di Giuseppe, il vero obiettivo della sparatoria risponde: «Sì, e mi dispiace tantissimo per la famiglia». Poi aggiunge: «Ora mi sento più al sicuro» e auspica che i tre fermati «rimangano in carcere a vita».
