La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, per il deputato di Noi Moderati Francesco Saverio Romano e per altre 16 persone, nell’ambito di una inchiesta su appalti pilotati.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.
I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l’invito a comparire davanti al Gip per l’interrogatorio preventivo. Disposte anche numerose perquisizioni in uffici pubblici e sedi private.
Tra i coinvolti figurano diversi funzionari pubblici, che secondo l’accusa avrebbero favorito l’assegnazione irregolare di commesse e appalti.
Cuffaro e Romano, un legame politico lungo trent’anni
Un sodalizio politico e personale durato oltre trent’anni quello tra Totò Cuffaro e Saverio Romano.
Entrambi cresciuti nella Democrazia Cristiana, segretari regionali dei giovani Dc in anni diversi e “figli politici” dell’ex ministro agrigentino Calogero Mannino, i due hanno condiviso un lungo percorso politico.
Dalla militanza nella Dc al passaggio all’Udc, fino alla fondazione del Pid (Popolari di Italia Domani) e all’approdo di Romano nel centrodestra con Berlusconi.
Romano fu ministro dell’Agricoltura nel 2011 nel governo Berlusconi, nonostante all’epoca fosse indagato per mafia — accusa poi archiviata con l’assoluzione per insufficienza di prove.
⚖️ L’inchiesta e l’attesa del Gip
La Procura di Palermo contesta ai due ex democristiani un presunto sistema di corruzione e turbativa d’asta legato a gare e appalti pubblici.
Il Giudice per le indagini preliminari deciderà nei prossimi giorni se accogliere la richiesta di custodia cautelare domiciliare per Cuffaro e, nel caso di Romano — essendo parlamentare — se richiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere.
Il legame tra i due si era recentemente raffreddato: assente Cuffaro alla festa nazionale di Noi Moderati, così come Romano alla Festa dell’Amicizia della Nuova Dc, partito guidato dallo stesso Cuffaro.
Alla domanda di un cronista su questa distanza, Romano aveva risposto con un laconico «No comment», segnando una frattura politica definitiva tra i due ex alleati.
Dalla condanna alla riabilitazione di Cuffaro
Dopo la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra (7 anni di reclusione), Totò Cuffaro ha scontato 4 anni e 11 mesi di pena, beneficiando di un anno di indulto e della riduzione per buona condotta.
Conclusa la detenzione, si era dedicato ad attività umanitarie in Burundi prima di tornare alla politica.
Nel 2023 il Tribunale di Sorveglianza di Palermo ha dichiarato estinta la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, consentendogli così di tornare pienamente attivo in politica.
Da allora ha assunto la guida della Nuova Democrazia Cristiana, con l’obiettivo di ricostruire il tessuto politico centrista in Sicilia.
