“I luoghi di Sofonisba”: un viaggio nella Paternò della pittrice cremonese

"I luoghi di Sofonisba": un viaggio nella Paternò della pittrice cremonese

“I luoghi di Sofonisba” a Paternò è il titolo della conferenza che apre le celebrazioni dei 400 anni dalla morte della celebre pittrice cremonese che ha vissuta nella Paternò di fine ‘500. Nella chiesa del Monastero della SS.ma Annunziata, sabato 8 novembre, l’associazione “Amici di Sofonisba” ha proposto alla comunità una riflessione a più voci, per esplorare il paesaggio urbano che l’artista ha vissuto, per definire un perimetro culturale, per individuare le ragioni della sua opera più rappresentativa per la città: la Madonna dell’Itria, conservata oggi nella chiesa dell’Annunziata.

A fare gli onori di casa, Padre Salvatore Patanè, parroco della comunità di Santa Maria dell’Alto, sempre più impegnato nella promozione culturale e nella valorizzazione del patrimonio artistico. A moderare l’incontro, Francesco Giordano, giornalista e docente da sempre impegnato negli studi di storia patria. A portare i saluti della municipalità, il sindaco Nino Naso e l’assessore Giovanbattista Caruso.

I temi delle relazioni erano focalizzati a quelle parti della città che hanno visto protagonista la pittrice, sposa di Fabrizio Moncada e in particolare la torre normanno-federiciana (G. Barbagiovanni), le chiese, i palazzi e la città costruita e coltivata (F. Finocchiaro – A. Perri) che costituisce oggi un nuovo paesaggio culturale. A cornice di questo palinsesto, un approfondimento sul restauro della Madonna dell’Itria (D. Cretti), sulle Madonne (F. Giordano) e sull’edificio che oggi ospita l’opera (A. Caruso).
L’incontro si è concluso con la visita della mostra dei disegni elaborati dagli studenti delle scuole della città, che hanno partecipato a un bando proposto dagli organizzatori delle celebrazioni di Sofonisba.

"I luoghi di Sofonisba": un viaggio nella Paternò della pittrice cremoneseL’evento ha fatto emergere alcune questioni. La necessità di rilanciare la ricerca, spesso stagnante; l’esigenza della condivisione della ricerca – l’incontro è stato un esempio; il dovere morale del riconoscimento dei meriti per chi ha visto – prima di tutti – modelli e attribuzioni sul piano artistico e culturale; l’urgenza di reperire fondi per il restauro, per la valorizzazione, per la divulgazione, per la ricerca, uscendo da logiche colonialistiche sul piano culturale; ma, prima di tutto, internazionalizzare, coinvolgendo una più ampia platea di ricercatori e studiosi. La qualità delle ricerche e la capacità di esternalizzare e condividere le stesse in un contesto più esteso, come sta facendo Alfredo Nicotra – il primo ad attribuire l’opera della Madonna dell’Itria a Sofonisba Anguissola.
La serata ha avuto due momenti emozionanti, la premiazione del Maestro Domenico Cretti – colui che ha curato il restauro dell’opera paternese di Sofonisba Anguissola. Uomo schivo ai riflettori ma portatore di grandi qualità tecniche e professionali, che ha restituito a nuova vita un’opera preziosa per la storia dell’arte e per questa comunità, spesso smemorata. E infine l’annuncio di Padre Salvatore Patanè, dell’imminente restauro della tavola di Santa Maria dell’Alto, conosciuta anche come la Madonna Nera, a cura della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, con le preziose attenzioni della storica dell’arte, Roberta Carchiolo. Quest’ultima è una notizia straordinaria che potrebbe cambiare gli scenari storici della città, un’opera che merita una valorizzazione più internazionale, che potrebbe diventare il baricentro artistico del patrimonio mariano della città. All’appello manca ancora la Madonna delle Grazie, attualmente conservata a Messina. Un’opera del ‘300 che, insieme alla Madonna della Catena di Antonello Gagini, alla Madonna dell’Itria di Sofonisba Anguissola e alla Madonna Nera di Santa Maria dell’Alto, costituisce il patrimonio straordinario sul piano artistico e storico della città. Un patrimonio che meriterebbe uno spazio espositivo dedicato, uno spazio museale diffuso e coordinato.

Le relazioni proposte hanno restituito un quadro complessivo che merita ancora approfondimenti, che deve ripartire da nuovi paradigmi, dalla consapevolezza che tanto c’è tanto da fare. La storiografia ereditata è solo un punto di partenza, curvato verso scenari semplicistici. Il paesaggio culturale che è sotto gli occhi è più complesso e articolato e merita attenzioni specialistiche e non occasionali. Il rischio è quello di rimanere a parlar sempre della stessa cosa per compiacersi. Servono nuove strategie nella ricerca, fondi, relazioni con il mondo accademico e scientifico, il coraggio di ammettere che alcune visioni erano stagnanti e fuorvianti. Certi romanticismi storici devono essere superati
La nota positiva è il sussulto di alcune associazioni che cominciano a dialogare, forse uno dei regali di novembre di Sofonisba. Ma c’è tanta strada da fare, tante limature, per condividere un metodo scientifico di ricerca che non può prescindere dalla fase intuitiva, della ricerca sul campo e dell’approfondimento.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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