Crisi di governo in Sicilia, Schifani revoca le deleghe agli assessori Dc Albano e Messina

Crisi di governo in Sicilia, Schifani revoca le deleghe agli assessori Dc Albano e Messina

La Democrazia cristiana è fuori dal governo regionale siciliano. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha rotto gli indugi revocando le deleghe agli assessori Nuccia Albano e Andrea Messina, espressione del partito di Totò Cuffaro. L’ex governatore si era dimesso nei giorni scorsi da segretario della Dc dopo la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Palermo, che lo accusa – insieme ad altri indagati – di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

Le stesse contestazioni, a vario titolo, riguardano anche Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana, e Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati. Nessuno dei due assessori coinvolti nel provvedimento, Albano e Messina, risulta indagato, ma la decisione di Schifani è arrivata «per tutelare la credibilità delle istituzioni».

Il governatore terrà per sé le deleghe alla Famiglia e alla Funzione pubblica, revocate ai due esponenti democristiani, che – secondo quanto trapela da Palazzo d’Orléans – avrebbero pagato anche per scelte ritenute inopportune, come i contratti di consulenza affidati a Francesca Donato (vicepresidente nazionale Dc) e Laura Abbadessa (presidente regionale), pagate dalla Regione mentre ricoprivano incarichi di partito.

Fonti vicine al presidente raccontano di un Schifani turbato per i contenuti e i toni delle intercettazioni emerse dall’indagine, ritenuti poco qualificanti sul piano politico ed etico. Un impatto definito «deflagrante» anche nei rapporti interni alla coalizione, come dimostrano le dichiarazioni della deputata Margherita La Rocca (FI), che ha accusato Cuffaro per le frasi sessiste nei suoi confronti riportate nell’informativa.

Il clima nella Democrazia cristiana è descritto come rovente: diversi dirigenti sarebbero pronti a lasciare il partito, mentre il gruppo dirigente tenta di ricompattarsi. Dopo una riunione di giunta a Palazzo d’Orléans, Schifani ha comunicato la propria decisione, mettendo così fine alle pressioni provenienti sia da Raffaele Lombardo – che chiedeva un rapido rimpasto – sia da chi ipotizzava un azzeramento complessivo della squadra di governo.

«La nostra vuole essere una decisione improntata al senso di responsabilità, alla tutela della credibilità dell’istituzione e al rispetto dei siciliani – ha dichiarato Schifani –. Non si tratta di una decisione di parte, né di un giudizio sulle persone, alle quali va il mio personale ringraziamento per l’impegno e la dedizione dimostrata, ma di un atto di responsabilità politica e morale. In momenti come questo, chi rappresenta i cittadini deve saper anteporre il bene collettivo e la credibilità delle istituzioni a ogni altra considerazione».

Con questa scelta il governatore ha voluto anticipare i tempi della giustizia e mandare un chiaro segnale politico. Intanto, questa settimana il Gip di Palermo ascolterà gli indagati per i quali la Procura di Maurizio De Lucia ha chiesto le misure cautelari. Gli interrogatori di Totò Cuffaro e Saverio Romano sono previsti per venerdì.

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