Inchiesta su Totò Cuffaro: sequestrati 80mila euro tra Palermo e San Michele di Ganzaria. Venerdì l’interrogatorio davanti al gip
Una metà li hanno trovati nelle due casseforti dello studio e in un mobile di casa, il resto era nascosto in un armadio nella tenuta di San Michele di Ganzaria, nel Catanese. In tutto 80mila euro in contanti, somma di cui Totò Cuffaro, ex governatore siciliano indagato per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti, sarà chiamato a rendere conto nell’interrogatorio preventivo davanti al gip previsto per venerdì prossimo.
Il denaro è stato sequestrato dai carabinieri del Ros durante le perquisizioni condotte nelle abitazioni di Palermo e della campagna dell’ex presidente, oltre che negli immobili di altri sedici indagati. L’unico a non subire la visita dei militari dell’Arma è stato Saverio Romano, per il quale – essendo parlamentare – è necessaria un’autorizzazione a procedere che il gip potrebbe richiedere dopo l’interrogatorio.
Secondo l’accusa, Cuffaro, insieme a un gruppo di fedelissimi, imprenditori e funzionari regionali compiacenti, avrebbe pilotato appalti, concorsi pubblici e nomine ai vertici delle aziende sanitarie in diverse province siciliane. Dopo la notifica della richiesta di arresto, l’ex presidente ha lasciato la carica di segretario nazionale della Democrazia Cristiana, risultando, per la Procura, al centro di un presunto comitato d’affari illegale che avrebbe condizionato la vita politica e amministrativa dell’isola.
«Fatta eccezione per circa 30mila euro relativi alla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati, si tratta di banconote oltremodo datate, usurate e inutilizzabili», hanno fatto sapere i legali dell’indagato, gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto.
Gli interrogatori dei coindagati
Intanto oggi, davanti al gip, sono cominciati gli interrogatori preventivi dei coindagati di Cuffaro, nell’ambito del filone d’inchiesta sull’appalto per l’affidamento dei servizi di ausiliariato e reception bandito dall’Asp di Siracusa e assegnato, secondo l’accusa in modo illecito, alla Dussmann Service srl.
Per la Procura, dietro l’aggiudicazione – che sarebbe dovuta andare alla ditta Pfe – si sarebbe celato un accordo criminoso volto a favorire la Dussmann e l’impresa di Sergio Mazzola, la Euroservice srl, ritenuta sponsorizzata da Romano. Tutti gli indagati hanno risposto alle domande del giudice.
Per uno di loro, Vito Fazzino, membro della commissione aggiudicatrice, i pm hanno revocato la richiesta di misura cautelare, ridimensionando il suo ruolo. Ammissioni sarebbero arrivate invece da Giuseppa Di Mauro, presidente della commissione di gara, che avrebbe confermato come il rinvio dell’aggiudicazione fosse avvenuto su pressione dell’allora direttore generale dell’Asp Alessandro Maria Caltagirone, nominato – secondo l’accusa – su indicazione di Romano. Di Mauro avrebbe inoltre riferito che i punteggi delle ditte partecipanti erano stati modificati.
Ferdinando Aiello, consulente che avrebbe mediato tra impresa e azienda sanitaria, ha respinto ogni addebito; mentre Sergio Mazzola ha negato di essere stato sponsorizzato da Romano, sostenendo che il subappalto non sarebbe stato economicamente sostenibile per la sua ditta.
Nel pomeriggio sono stati sentiti anche Marco Dammone, addetto commerciale della Dussmann, che ha ridimensionato il proprio ruolo e negato accordi illeciti, e Mauro Marchese, legale rappresentante della società, che ha respinto tutte le accuse.
La replica dei legali
«Gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano, difensori del dott. Cuffaro, in relazione alle notizie di stampa riguardanti il sequestro di somme di denaro nei confronti del proprio assistito precisano che, fatta eccezione per l’importo di circa 30mila euro relativo alla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati, la parte restante attiene a banconote oltremodo datate, usurate e inutilizzabili. Si tratta di somme che non hanno alcuna pertinenza con i fatti oggetto di contestazione», si legge nella nota dei legali.
