Paternò, il Consiglio dei Ministri scioglie il Comune per infiltrazioni mafiose
PATERNÒ – Il Consiglio dei Ministri ha decretato lo scioglimento del Comune di Paternò per infiltrazioni della criminalità organizzata. Su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, l’amministrazione comunale è stata commissariata per un periodo di 18 mesi.
La decisione giunge al termine del lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia, nominata dall’allora prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi. L’ispezione era stata disposta a seguito dell’operazione “Athena”, condotta lo scorso aprile dai Carabinieri della Compagnia di Paternò.
L’inchiesta aveva coinvolto il sindaco Nino Naso, l’ex assessore Turi Comis e l’amministratore Pietro Cirino, tutti indagati – oggi imputati – per voto di scambio politico-mafioso. Assieme a loro risultano coinvolti anche due presunti esponenti di Cosa Nostra: Vincenzo Morabito, ritenuto vicino al clan Laudani di Catania, e Natale Benvenga.
Dalla relazione della Commissione emergerebbero pesanti condizionamenti mafiosi nell’azione amministrativa, nelle dinamiche interne al Comune e nei rapporti con soggetti esterni riconducibili alla criminalità organizzata.
A guidare ora il Comune sarà la Commissione straordinaria, nominata dal Ministero dell’Interno, che avrà il compito di ristabilire la legalità, garantire la continuità amministrativa e riorganizzare gli uffici dell’ente dopo le gravi ingerenze riscontrate.
Con la decisione del Governo, Paternò entra ufficialmente nel novero dei Comuni sciolti per mafia, un provvedimento che rappresenta uno dei più severi strumenti previsti dall’ordinamento per contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata negli enti locali.
