Stragi del ’92, De Luca in Antimafia: «La pista nera vale zero tagliato». Scontro politico sulle indagini
ROMA. «L’ipotesi della pista nera per quanto riguarda le stragi di mafia del 1992, legata al terrorista Stefano delle Chiaie, vale zero tagliato». È l’affermazione netta pronunciata dal procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.
Parole che sono state accolte con soddisfazione dagli esponenti di maggioranza della Commissione, da tempo critici nei confronti dell’ipotesi di un coinvolgimento di ambienti neofascisti negli omicidi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e degli agenti di scorta.
La cosiddetta pista nera era stata prospettata in passato dall’allora procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, oggi senatore del Movimento 5 Stelle e componente dell’Antimafia. «Quando abbiamo ricevuto gli atti da Palermo – ha spiegato De Luca – pensavamo che si trattasse di una pista eccezionale, ma guardando le carte ci siamo resi conto che si trattava di zero tagliato».
Secondo il procuratore, che è impegnato in ulteriori approfondimenti investigativi, l’attenzione deve concentrarsi altrove. In particolare sul filone mafia-appalti, trasmesso alla Procura di Palermo dal Ros dei carabinieri il 16 febbraio 1991. «Non capisco lo scetticismo manifestato su questa pista – ha aggiunto De Luca – che ritengo una concausa degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
Il magistrato individua due precondizioni, ossia l’isolamento di Falcone e Borsellino, e una concausa, rappresentata proprio dalla vicenda mafia-appalti, come elementi che avrebbero portato alle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Dopo l’audizione, per i componenti di Fratelli d’Italia in Commissione Antimafia «continuare a insistere su un filone che, secondo la Procura, non presenta concreti elementi probatori rischia di alimentare confusione e allontanare la ricerca della verità». Secondo FdI, fonti plurime e convergenti indicherebbero invece la pista mafia-appalti come «una ipotesi seria e ragionevole da tenere in considerazione come concausa della strage».
Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha definito l’audizione «storica», aggiungendo che le parole del procuratore «dovranno essere motivo di approfondimento e riflessione, soprattutto nelle prossime sedute dedicate alle domande».
Di segno opposto le reazioni delle opposizioni. Per Luigi Nave e Gubitosa (M5S) quella andata in scena in Commissione «è stata una requisitoria senza contraddittorio con gli indagati e i loro avvocati, svolta in una sede politico-parlamentare anziché nella fisiologica sede giudiziaria».
Anche i componenti del Partito democratico parlano di un clima «inquietante», giudicando preoccupante la soddisfazione di FdI per «una arbitraria interpretazione del ruolo delle piste nere anche nelle stragi del 1992-93». Per il Pd, circoscrivere tutto al filone mafia-appalti «rischia di offrire una lettura riduzionista dei rapporti tra mafia e politica, anche a livello nazionale, in quel passaggio storico».
