«Ci sarà pace quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall’ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui».
Con parole intense e profondamente simboliche, Leone XIV ha segnato il cuore dell’omelia pronunciata questa mattina nella Basilica di San Pietro, in occasione della Messa del Giorno di Natale.
Un messaggio forte, quasi disarmante, nel quale il Pontefice ha ribadito che la pace non è un concetto astratto né un equilibrio di forze, ma un evento umano e spirituale che nasce dall’incontro autentico con l’altro. «La pace esiste – ha scandito – ed è il dono dell’Incarnazione che celebriamo a Natale».
Per Leone XIV, la pace prende forma quando la fragilità dell’altro smette di essere ignorata e diventa relazione:
«Quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore dell’altro manda in frantumi le nostre certezze granitiche, allora già inizia la pace».
Nel cuore dell’omelia, il Pontefice ha sottolineato come la pace non nasca dal dominio o dall’imposizione, ma da gesti piccoli e concreti:
«Nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato. Nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà».
Richiamando la figura della Vergine Maria, definita “Regina della pace”, Leone XIV ha concluso il suo messaggio ribadendo che nella storia umana «nulla nasce dall’esibizione della forza e tutto rinasce dalla silenziosa potenza della vita accolta».
Un’omelia che, nel giorno del Natale, si è trasformata in un appello universale alla responsabilità, alla compassione e alla costruzione di una pace fondata sull’ascolto e sulla dignità dell’altro.
