La mossa del gambero. Un “catering partecipato” nella pianificazione urbana.

Qualcuno si starà chiedendo il significato del titolo di questa riflessione. La mossa del gambero. Sarà tutto chiaro alla fine di questo racconto. Qualche giorno fa – come avviene in tanti comuni siciliani che devono ancora pensare all’elaborazione dei piani regolatori generali – si è celebrato il rito dell’incontro con le professioni, gli architetti in particolare questa volta. Sia chiaro, non è un’esclusiva di Paternò; quella del ritardo nell’elaborazione del PRG è ormai una pratica diffusa ovunque. Al punto che mi chiedo, se forse è meglio non parlarne più. Certo se ci riflettiamo un attimo ci rendiamo conto che senza una visione di futuro (PRG): organica, sostenibile, solidale, equa e smart (che suona anche bene) non si va da nessuna parte o forse solo pochi andranno dove gli sembra più conveniente. Con le varianti ad personam. Ma veniamo ai fatti, anche se sono sicuro che qualcuno si romperà i “cabbasisi” con questa storiella. (che vale per molti comuni siciliani)

Nella bella cornice della biblioteca comunale di Paternò, si sono incontrati – per discutere di cosa è stato fatto, dalla decadenza del piano (2008) ad oggi (2018) e di modalità di pianificazione – gli architetti della provincia di Catania insieme agli amministratori (eletti da meno di un anno) e il responsabile dell’ufficio comunale per il piano (almeno credo).
In zona “cesarini” è stato chiamato in causa un consigliere comunale (il presidente della commissione competente) e già questo sarebbe motivo di approfondimento. Sinceramente ci aspettavamo una presenza più massiccia di consiglieri comunali, una presenza più attiva degli amministratori e forse anche più architetti, ma che volete, il PRG è cosa di pochi o forse c’è un cosi profondo scetticismo, che ormai non attira più nessuno una riunione del genere (anche perché certe scelte sembra che si prendano altrove).
Anche la stampa, dopo le interviste di rito è andata via (per montare il servizio ovviamente) e non ha potuto registrare cosa è successo veramente o forse sapeva già cosa sarebbe successo. Cioè niente.

Abbiamo gradito – tutti – il racconto fabuloso del prof. Maurizio Spina che con chiarezza espressiva ha tracciato un possibile sentiero da seguire, per costruire un piano a partire da due modi di leggere la città: quella documentale e quella narrativa. E questo ci piace molto. Poi una sua personale visione, si chiama EME (l’acronimo di ecologia, mobilità, energia).
Interessante come approccio, meriterebbe un approfondimento. Il piano deve quindi risolvere le questioni afferenti all’esigenza di ecologia di sistema, alla necessità di creare un’armatura della mobilità a supporto dello sviluppo e al bisogno di generare energia pulita. Tutto condivisibile. Anche se scoprire, che gli strumenti di piano sovracomunali (come quello paesaggistico) devono essere recepiti da quelli comunali – determinando indicazioni operative – mi ha sconvolto, perché nella prassi locale non è mai successo (per alcuni). Ovviamente sono ironico.

Dagli uffici, (cioè dall’arch. Domenico Benfatto) ci aspettavamo di più. Per esempio i risultati del lavoro svolto dal 2008 ad oggi; un calendario dei lavori da oggi alla conclusione del processo di piano; le eventuali innovazioni nella metodologia di piano; i risultati delle indagini svolte fino ad oggi; il resoconto delle risorse economiche spese, relativamente alla costituzione di tre uffici del piano fino ad oggi; il perché non c’era il Presidente del Consiglio Comunale, la Commissione Consiliare (il presidente della stessa c’era, ma invitato qualche ora prima). Invece abbiamo visto la versione del PRG del 1994 (approvato e operativo dal 2003) nella versione a colori. Mi sembra pochino se rileggo il manifesto dell’evento.

Gli interventi dal pubblico sono stati pochi. Fondamentalmente domande, dubbi e tanto scetticismo. Ovviamente espresse con garbo e delicatezza, non si sa mai. L’unica cosa che è stata ripetuta un milione di volte è la parola: partecipazione. Sarà il piano della partecipazione, si avvieranno processi partecipativi e cosi per tutti gli interventi, come se fosse una novità del momento. Qualcuno dovrebbe far notare agli interessati che la partecipazione è un adempimento previsto dalla normativa, sull’elaborazione del PRG, già dal 1942. Applicata nel PRG del 1994 e obbligatoria per legge, che ne determina le modalità. Quindi nulla di innovativo e originale. Eppure da qualche anno a Paternò invece che di progetti si parla di partecipazione (quando è troppa si chiama bla bla). Dimenticavo di dire che il soggetto politico principe, per l’elaborazione del PRG è il Consiglio Comunale e non la Giunta. Il Consiglio: determina le direttive generali (dopo aver sentito la città, vedi partecipazione); approva il piano di massima; adotta il PRG e prende atto del PRG approvato successivamente dalla Regione Sicilia. Per non dimenticare. Tra l’altro, nessuno dice che nel 2011 il C.C. ha approvato già le direttive generali, e qui si parla di ricominciare tutto dall’inizio. La mossa del gambero.

Qualche anno fa – con l’amico Uccio Ciatto – per spiegare come pianificare la città, si prendeva a prestito un’allegoria divertente. Il PRG è come un piatto da cucinare (progettista) e servire a tavola (collettività). Sarebbe utile che la cucina e la stanza da pranzo fossero unite e comunicanti per condividere la scelta del piatto, tutti insieme (politici, imprenditori, professionisti, associazioni, ecc.). Questa allegoria, sarà presto sostituita da un’altra. Noi non cucineremo più nulla, ci affideremo ad un catering partecipativo. In pratica qualcuno lo farà altrove e nei tempi che ritiene più utili alla sua azienda e facendo scelte pre-confezionate, usando idee congelate e poi lo porterà già cotto in città. Così nel frattempo si andrà avanti come sempre, con le riunioni partecipative dove ritroveremo gli amici sempre più anziani e sempre di meno.

E se partissimo dalla definizione delle strategie di sistema? E se da queste individuassimo i progetti di rigenerazione alla scala urbana, da mettere a bando pubblico per generare una sana competizione e ottenere una maggiore qualità? E se tutto fosse definito da nuove norme (conseguenza delle strategie e dei progetti) magari in linea con quanto ha già fatto Catania in questi ultimi anni? (penso al regolamento edilizio) E se pensassimo a questa città come parte di un sistema più ampio – cerniera tra le aree interne e la città di Catania? E se chiamassimo un cuoco esperto che sia il regista di questi processi, magari con un bando? E se decidessimo di farlo questo PRG, alla faccia degli scettici per dimostrare che prima di noi hanno scherzato tutti?
Per realizzare la mossa del cavallo e non quella del gambero. Scusate per la rottura di “cabbasisi”, ma la riunione andava raccontata oltre le interviste di rito. Vogliamo scrivere il calendario insieme, definendo gli obiettivi e sostenendo il cuoco scelto? Dio lo vuole.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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