Strage Monreale, si cercano quattro complici del 19enne reo confesso. I papà di due giovani vittime chiedono giustizia

Strage Monreale, si cercano quattro complici del 19enne reo confesso. I papà di due giovani vittime chiedono giustizia

Non si fermano le ricerche di tutti i componenti del gruppo ritenuto responsabile, a vario titolo, della strage di Monreale.

Sarebbero ricercati altri quattro dopo il fermo del diciannovenne che ha confessato ai carabinieri, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al magistrato. Sarebbero almeno due, in particolare, i componenti del branco di palermitani che hanno aperto il fuoco contro il centinaio di persone che affollava, nella notte tra sabato e domenica, la via Benedetto D’Acquisto, di fronte al Pub 365: ne sono convinti gli inquirenti, che cercano un altro giovane che – come Salvatore Calvaruso, già arrestato – hanno sparato ad alzo zero e ad altezza d’uomo sui ragazzi che stavano trascorrendo una serata tranquilla.
Nell’eccidio sono morti Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, feriti un trentatreenne e un sedicenne. I carabinieri hanno ricostruito che almeno cinque persone hanno fatto irruzione in via D’Acquisto, non lontano dal Duomo di Monreale, scatenando una rissa selvaggia, a colpi di tavolini e sedie, poi certamente Calvaruso – secondo l’accusa – ha impugnato una pistola e ha cominciato a sparare «oltre 20 colpi sulla folla di 100 persone». In questa azione non sarebbe stato da solo: si cerca non solo l’altro che ha sparato, ma anche gli altri. Rischiano tutti l’incriminazione per strage.

I PAPÀ DI DUE GIOVANI VITTIME CHIEDONO GIUSTIZIA
«Vogliamo giustizia. Giustizia vera». Parlano i papà di Salvatore Turdo e Andrea Miceli, due dei tre giovani uccisi a colpi di pistola nella strage di Monreale. Le famiglie dei due cugini sono riuniti a casa per darsi forza a vicenda. Queste non sono persone, non hanno sangue nelle vene”, afferma Giacomo Miceli. Andrea prima di finire sotto i colpi, ha tentato salvare il cugino e aveva fatto allontanare la fidanzata: «Era un ragazzo solare, amato da tutti, responsabile e la sua grande passione era il calcio. O fanno giustizia o me la faccio io». «Non si può descrivere il dolore che proviamo, non si può descrivere», aggiunge l’altro papà, «mio figlio lavorava e il sabato usciva solo per divertirsi e purtroppo hanno incontrato ragazzi che erano lì solo con l’intenzione di uccidere. Non so se ora riusciremo ad andare avanti…». Un 19enne è stato fermato per strage, ritenuto uno di coloro che ha sparato almeno venti colpi su una folla di cento persone. Si cerca un secondo giovane che avrebbe sparato con lui e altre tre persone. Il dolore è inestinguibile e inconsolabile. I compagni della squadra di calcio di Andrea hanno appeso uno striscione a un balcone che si affaccia sulla piazza dell’eccidio: «Non lo spegni il sole se gli spari».

IL MINISTRO ABODI A PALERMO: “AFFRONTARE IL DISAGIO”
«Quando le persone si sentono abbandonate, poi lo spazio lo prende il lato bestiale dell’essere umano. Negare la vita a tre persone per ragioni che non sono mai giustificabili, in ogni caso, vuol dire che si è spenta completamente la coscienza individuale. L’importante è non guardare questi fenomeni da lontano e non limitarsi allo sdegno e a una valutazione che potrebbe sembrare addirittura fredda e decontestualizzata. Di fronte a certi fatti bisogna immergersi in questa umanità perduta». Cosi il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi, a margine dell’iniziativa «Metti in rete il tuo futuro», l’evento di presentazione dell’Hub Rete di Palermo, al Cinema Vittorio De Seta all’interno dei Cantieri Culturali, commentando la sparatoria ieri a Monrealecostata la vita a tre giovani monrealesi e il ferimento di altre due persone. Per il ministro il tema di oggi «è offrire delle opportunità, occupare in modo sano gli spazi sia nei territori sia nelle coscienze sia nella vita delle persone», ma la preoccupazione è «che si spenga la coscienza di alcuni ambienti, non soltanto di questa città, perché quello che è successo a Monreale è l’espressione comunque di un disagio che si manifesta in tutta Italia – ha sottolineato ancora il ministro – il nostro impegno, quindi deve essere ancora più intenso, ancora più significativo, ancora più concreto, ancora più visibile, andando incontro, dove possibile, alle esigenze, soprattutto a livello giovanile, con la presenza di opportunità, che siano sportive, lavorative o di formazione.

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