
Scoppia un nuovo caso politico sullo sfondo del referendum e dell’invito a non votare da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa.
A finire nel mirino questa volta è stato Adelmo Cervi (parente dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti a Reggio Emilia nel 1943) che, nel corso della maratona contro l’astensionismo dei referendum, che si è svolta a Roma, alla presenza anche del segretario della Cgil, Maurizio Landini, si è lasciato sfuggire un «bastardo» rivolto nei confronti di La Russa.
Il filmato, rilanciato da Il Giornale, ha innescato l’immediata ira della maggioranza.
«A La Russa sono stati rivolti insulti inaccettabili, Landini si dissoci», hanno attaccato all’unisono i parlamentari meloniani. Il segretario della Cgil, tuttavia, non ha raccolto la richiesta di Fdi ma, anzi, da Catania, è tornato sull’invito all’astensionismo arrivato da La Russa. «È un atto di paura», ha attaccato Landini. A Bruxelles, dove ha partecipato ad una mostra in ricordo di Sergio Ramelli all’Eurocamera, il presidente del Senato ha invece scelto di non accendere ulteriormente lo scontro. «Non dobbiamo accettare nessun tipo di provocazione che vorrebbe fare scendere il confronto politico a un livello incivile. A noi interessa continuare a camminare lentamente nella direzione di un riconoscimento reciproco della libertà di esprimere le proprie idee», ha sottolineato. Parole, quelle di La Russa, che hanno fatto seguito al suo endorsement alla proposta del sindaco di Milano Beppe Sala di intitolare una via ai giovani, di destra e sinistra, vittime del terrorismo. «Sono pienamente d’accordo ma non l’ho sottolineato troppo se no poi si dice che la proposta è quella del `bastardo´ La Russa», ha ironizzato il presidente del Senato. Convegno e mostra sono stati organizzati dalla delegazione di Fdi in Europa ma non è passato certo inosservato l’intervento – non preannunciato – della vice presidente del Pe Pina Picierno che ha chiesto di «sottrarre memoria, lutto e dolore alla furia ideologica».
Eppure, nelle stesse ore, uno scontro ancora una volta tutto ideologico è andato in scena alla Camera. Nel corso del dibattito sul decreto cittadinanza alcuni esponenti del centrosinistra, tra gli altri Fabio Porta e Piero Fassino, hanno preso la parola accusando il centrodestra di offendere, con questo provvedimento, la memoria di Mirko Tremaglia padre della legge sul voto degli italiani all’estero. A rispondere è però stato il nipote Andrea, deputato di Fdi. «Trovo da parte di altri colleghi curioso il tentativo di inserire molto tardivamente nel pantheon della sinistra un sottotenente della Repubblica sociale italiana mai pentito di questa sua scelta», ha detto Tremaglia tra gli applausi dei suoi colleghi, scatenando l’ira di Avs. «È una cosa indegna rivendicare l’appartenenza alla Rsi», ha tuonato Filiberto Zaratti.