Migranti nei Cpr, la Consulta bacchetta il legislatore: “Serve una legge chiara sulla libertà personale”

Migranti nei Cpr, la Consulta bacchetta il legislatore: “Serve una legge chiara sulla libertà personale”

Cpr, la Consulta sollecita il Parlamento: “Servono tutele per la libertà personale”

Con la sentenza n. 96 depositata il 3 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha richiamato il Parlamento alla necessità di colmare le gravi lacune nella normativa sui trattenimenti dei migranti nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), definendo la disciplina attuale come “fumosa” e carente nella tutela della libertà personale.

Oggetto del giudizio era l’articolo 14, comma 2, del D.lgs. 286/1998 (Testo unico sull’immigrazione), nella parte che disciplina il trattenimento amministrativo degli stranieri. Il Giudice di pace di Roma aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale, ritenendo che la norma non chiarisse né le modalità del trattenimento né l’autorità competente a verificarne la legalità.

Pur dichiarando le questioni inammissibili, la Corte ha comunque riconosciuto l’esistenza di un vuoto normativo che incide sulla tutela dei diritti fondamentali delle persone trattenute nei Cpr, assimilando la loro condizione a una “privazione della libertà personale”, paragonabile a quella carceraria ma priva delle stesse garanzie.

La Consulta ha precisato che non è suo compito colmare tali vuoti, ma ha invitato il legislatore a intervenire urgentemente con una legge di rango primario che garantisca certezza del diritto e rispetto della dignità umana.

A oggi, infatti, la regolamentazione dei Cpr si basa su norme secondarie e provvedimenti amministrativi, lasciando ampi margini di discrezionalità e creando un grave squilibrio rispetto ai diritti garantiti ai detenuti nelle carceri ordinarie.

Secondo i giudici costituzionali, questa disparità di trattamento si riflette negativamente sul diritto di difesa, sulla tutela della salute e sul principio di uguaglianza. Come strumenti temporanei di tutela, la Corte ha richiamato l’articolo 2043 del Codice civile (risarcimento per danni) e l’articolo 700 c.p.c. (tutela d’urgenza).

In serata, fonti del Ministero dell’Interno hanno assicurato che era già in corso la stesura di una normativa primaria sui Cpr, sottolineando che la Consulta non ha messo in discussione la legittimità del loro utilizzo, ma ha evidenziato una carenza risalente nel tempo.

La sentenza si configura come un monito forte al legislatore: “È necessario intervenire per garantire certezza del diritto e dignità della persona in un ambito dove si intrecciano sicurezza pubblica, immigrazione e diritti umani”.

Riguardo l'autore Redazione

1 Comments

  1. Tutti chiedono diritti ( mai doveri e rispetto) e la libertà di fare tutto quello che vogliono. Libertà di non lavorare, di rubare, di spacciare, di scippare, di drogare, di uccidere, di truffare, di violentare, di stuprare, di abusare, di occupare immobili. Povera società , e poi ce l’ipocrisia di cantare l’inno di Mameli

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.