
Cultore di storia patria, docente di Italiano e Latino, divulgatore, ricercatore e poeta; impegnato nel volontariato culturale in città. È il profilo di Mimmo Chisari, un uomo che ha dedicato la sua vita alla scuola, promuovendo la storia della sua città. Sono tante le pubblicazioni che ha realizzato per indagare alcuni aspetti di una città che sembra sparire lentamente.
A lui si devono alcuni approfondimenti sulla storia del ‘600, la cultura dell’acqua, la sacralità di Ibla e tanti altri temi relativi al territorio di Paternò. Indagini non scontate, in un contesto che ha sempre privilegiato il tema del medioevo e Bianca di Navarra. Si devono al lui questi primi focus, questi cambi di direzione nella ricerca che hanno determinato una diversa visione della storia. A lui e a Nino Tomasello si devono le prime ricerche multidisciplinari, quelle che includevano gli aspetti sociali, antropologici ed economici.
La sua ricerca ha tentato di osservare, indagare e ricercare i diversi aspetti della vita quotidiana di questa antica città, individuando tematismi storiografici interessanti, utili per successivi approfondimenti. Gli studi sulla forma dell’acqua e sulla sacralità dei paesaggi di Ibla rimangono i contributi più lungimiranti, oltre a quelle “finestre” storiche su precisi fatti che hanno caratterizzato l’identità della comunità.
È l’ultimo di una generazione di storici locali che potremmo definire del ‘900. Con lui e Pippo Virgillito, dopo Nino Tomasello e Vincenzo Fallica, preceduti da Angelino Cunsolo e Barbaro Conti si chiude un ciclo iniziato con Barbaro Rapisarda. Dobbiamo andare troppo indietro per trovare Gaetano Savasta e Placido Bellia. Finisce un’epoca che ha visto anche l’incursione negli anni ’70 del palermitano Salvo Di Matteo.
Mimmo Chisari è anche l’ultimo di una serie di storici-docenti del Liceo Francesco De Sanctis. Una triade di uomini di lettere che hanno studiato e pubblicato proficuamente: Barbaro Rapisarda, Vincenzo Fallica e Mimmo Chisari. Tre docenti che in tempi diversi hanno dato prestigio a un liceo che ha dato tanto alla storia di Hybla-Paternò, quasi una tradizione per il liceo che continua su questo solco.
Ma lo storico coltiva verità e contraddizione, slanci e ritirate. Considera la dialettica e il confronto necessario, senza partigianerie. Lo storico lascia sempre una porta aperta a nuove ipotesi e lui, Mimmo Chisari, nell’intimità delle sue conversazioni miti, tra studiosi, era sempre disponibile al dialogo. Forse, qualche volta è stato strumentalizzato, dobbiamo dirlo, per creare recinti culturali, che gli studiosi non conoscono, ma che certa gente usa per difendere piccoli orti. Chi lo ha apprezzato ha visto oltre, ha letto tutti i suoi scritti, ha imparato, ha reindirizzato le ricerche. La misura del suo lavoro è da ricercare nell’utilità delle sue intuizioni. Chi ha lavorato per separare ha fallito.
Nel 2000 partecipò alla pubblicazione “Rocca Normanna” (edito da Comune di Paternò in occasione di un concorso d’idee realizzato in città, sulla rigenerazione della collina storica) insieme a Alfio Ciccia, suo amico e collega. Un contributo indispensabile per conoscere la dimensione etnoantropologica dell’acropoli di Hybla, proponendo un approfondimento sui riti e le leggende locali.
Già presidente di Sicilia Antica, ha partecipato a innumerevoli convegni e attività culturali, utili per promuovere e valorizzare la storia della città di Paternò. Interessante è stato il suo lavoro su Ducezio, riproponendo una figura quasi leggendaria della resilienza dei Siculi in Sicilia.
Ci lascia, in silenzio. Coerente al suo carattere. Un’altra “pietra” preziosa di questa terra si colloca lungo il sentiero della memoria. Una perdita non indifferente per una comunità che ancora cerca la sua vera identità. Un uomo che ha vissuto tra l’altro l’amicizia con il maestro d’Inessa, con le sue poetiche conversazioni nello studio dell’artista a Sant’Agata li Battiati. Un uomo che ha vissuto tutta la sua vita con la sua compagna, moglie e musa. Entrambi figure sottili e leggere, miti ed eleganti, sorridenti e affettuose. Mi sembra di rivedere Peppino (Finocchiaro) e Enzina (Pannitteri), nel giardino di casa, sotto il grande castagno, a dialogare sull’arte e la poesia, sulla storia di Rinaldo e Angelica, sulle storie delle loro famiglie. Mi sembra di rivederlo seduto sulla sedia di legno, a Carmina in Horto, a Ragalna, sempre sorridente, mai invadente.
Il profumo della sua vita, l’esempio della sua mitezza, sono ancora un ricordo vivo nel suo liceo, in quella scuola immersa nel verde che fu anche la sua casa, lo ricordano i colleghi e la dirigenza. Anche lui, diventa patrimonio di tutti, le sue opere, i suoi studi. Non come pietre tombali ma come gradini necessari a salire ancora, verso nuove verità. Lo storico guarda avanti, cerca, non costruisce bibbie immodificabili. La nuova gioventù, quella che deve coltivare l’amore per la storia e la ricerca, deve fare tesoro di questi patrimoni culturali, ma deve anche andare oltre. Che la terra sia lieve al figlio di questa terra misteriosa. Terra di Hybla e Demetra, di Iulia e Maria. Lui sapeva.