Si svolgerà oggi l’autopsia sul corpo di Simona Cinà, la 21enne pallavolista di Capaci trovata morta nella piscina di una villa a Bagheria, durante una festa di laurea. La Procura di Termini Imerese, che coordina le indagini, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.
Le indagini e i dubbi della famiglia
Il sostituto procuratore Raffaele Cammarano ha disposto l’esame autoptico e gli esami tossicologici. Diversi gli scenari al vaglio, incluso un possibile malore. Ma i familiari della giovane chiedono chiarezza: «Simona era uno sportiva, stava bene. Non può essere annegata così, in silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse», afferma la madre Giusy Corleone.
Secondo la famiglia, ci sono troppe incongruenze. Il padre Luciano Cinà si chiede:
«Com’è possibile che non ci fosse più traccia di alcol, che la piscina fosse pulita, che nessuno ci abbia avvisati? È stata mia moglie a chiamare per sapere di Simona».
I fratelli Roberta e Gabriele raccontano:
«Quando siamo arrivati, i ragazzi erano tutti bagnati, in silenzio. Non c’era la torta, non c’erano i vestiti di Simona, solo le scarpe. Era in bikini. È impossibile che sia annegata da sola: faceva surf, amava l’acqua».
Le 50 minuti di buio
Secondo quanto ricostruito finora dai Carabinieri della compagnia di Bagheria, Simona sarebbe stata vista viva alle 3:20, mentre ballava vicino alla consolle del DJ. La chiamata al 112 è arrivata alle 4:10. In quei 50 minuti si è consumata una tragedia ancora senza spiegazioni.
La pista della droga
I fratelli Cinà non escludono che a Simona possa essere stata somministrata a sua insaputa una sostanza. «Non avrebbe mai preso nulla di sua volontà – assicurano – era controllata, faceva sport, era seguita da medici. Ma forse qualcuno ha messo qualcosa nel suo bicchiere».
Un open bar senza tracce
Le condizioni in cui è stata trovata la villa non convincono. La madre ha denunciato l’assenza di alcol e disordine, nonostante l’invito su WhatsApp parlasse di open bar e costume “in caso qualcuno cadesse in piscina”.
«C’erano solo bottigliette d’acqua», dice il padre. «Strano per una festa di laurea con 80 ragazzi».
Anche i video della festa sembrano pochi e frammentari. L’avvocato della famiglia, Gabriele Giambrone, parla di «assenza di immagini significative»: nessun video della torta, nessuna ripresa del momento in cui Simona entra in acqua. «Come mai?», si chiede il legale.
L’attesa dell’autopsia
Oggi l’incarico sarà formalizzato al medico legale, mentre la salma è stata trasferita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo.
Solo l’autopsia, forse, potrà dare una risposta all’unica domanda che oggi scuote tutta la comunità:
«Perché è morta Simona?»
