Caso Reina, la difesa: «Accuse infondate». L’Asp Catania avvia iter di sospensione
CATANIA – «Le accuse non hanno retto davanti al gip e non reggeranno, in caso di ricorso della Procura, davanti al Tribunale del riesame». Così l’avvocato Rosario Pennisi, legale di Giuseppe Angelo Reina, il direttore sanitario dell’Asp di Catania sospeso per un anno dal gip nell’ambito di un’inchiesta per presunta violenza sessuale nei confronti di una dottoressa, quando ricopriva il ruolo di primario all’ospedale di Paternò.
Il legale ha parlato con l’ANSA sottolineando che a fare scattare le indagini sarebbe stata «una dottoressa che era una stalker» del suo assistito, portando come elementi lettere e messaggi che lei avrebbe inviato all’ex primario. «L’unico episodio contestato è avvenuto in sala operatoria e non era un gesto violento. E lui è vittima del fango che adesso è stato sollevato», ha aggiunto Pennisi.
L’Asp Catania prende posizione
L’Azienda sanitaria provinciale di Catania ha preso atto del provvedimento giudiziario e ha avviato le procedure di esecuzione dell’ordinanza. «I fatti oggetto dell’ordinanza impongono un atteggiamento di rigorosa attenzione, rispetto e responsabilità, a tutela di tutte le persone coinvolte, della collettività e delle Istituzioni», sottolinea l’Asp in una nota.
La misura cautelare interdittiva a carico di Reina è stata disposta dal gip etneo sulla base di indagini che hanno riguardato presunti episodi avvenuti tra il 2020 e il 2024, contestati dalla Procura di Catania. L’accusa principale rimasta in piedi riguarda una collega medico chirurgo.
