Sicilia, il gap da colmare tra redditi e futuro: infrastrutture (anche quantistiche) cercasi

Sicilia, il gap da colmare tra redditi e futuro: infrastrutture (anche quantistiche) cercasi

A dare la misura dell’indispensabile recupero della distanza tra l’economia siciliana rispetto agli indicatori del continente d’Italia basterebbe citare il reddito pro-capite dell’isola di 16.506 euro annui, inferiore di 6.301 euro rispetto al rimanente del paese.
E, nondimeno, qualcosa eppur si muove, nel considerare l’incremento di occupazione, in anni recenti pari a 134 mila unità. E, dunque? Con l’economia adesso proiettata in orbita, alla conquista dello spazio, dove le risorse indispensabili alla sopravvivenza del pianeta potranno essere attinti su Marte o sulla Luna, quanto pertinente sarebbe avviare la infrastrutturazione della Sicilia per colmare il gap con il rimanente della penisola e, anche con l’Europa? Alla fine dei conti, non si tratterebbe, comunque, di un ritardo incolmabile? Anche rispetto alla quarta rivoluzione industriale, ormai orientata verso il quantum computing, ovvero il calcolo quantistico, realizzato attraverso il computer basato sul sistema computazionale, già sperimentato al Fermilab di Chicago, diretto dalla siciliana Anna Grassellino, la Sicilia non rischierebbe di essere ancora una volta tagliata fuori dai circuiti continentali e internazionali? No. A patto di considerare due elementi, l’infrastrutturazione materiale unitamente a quella immateriale.
Nel segno di riavvicinare l’isola alla terraferma, il ponte sullo stretto di Messina, non solo agevolerebbe il flusso di viaggiatori, incentivando le correnti turistiche da diversi anni in costante aumento, soprattutto imprimerebbe maggiore rapidità alla consegna delle merci dirette ai mercati europei.

A proposito della mobilità delle persone, essendo la Sicilia in sé un diffuso, continuo sito archeologico, con aggiuntiva vocazione commerciale e industriale, per coprire le distanze tra Oriente e Occidente nella prospettiva di sveltire i collegamenti,necessiterebbe il raddoppio delle dorsali ferroviarie, Siracusa – Catania – Messina e Palermo – Messina.
Sul versante interno, per imprimere snellezza e fluidità agliscambi di viaggiatori e merci nell’entroterra, andrebbe previsto il potenziamento, in uno con la velocizzazione, delle linee ferroviarie di comunicazione sulle direttrici da Catania, Messina, Trapani verso Palermo e viceversa.
In questa prospettiva il completamento della rete autostradale interna all’isola, gioverebbe alle colture del settore agroalimentare, dal punto di vista della produttività, intesa in termini di resa temporale, in aggiunta, all’incremento di produzione, eliminando così lo scandaloso andirivieni dei prodotti, con l’acquisto effettuato dalle centrali multinazionalidella distribuzione, concentrando le derrate a Milano o a Roma, per consegnarli successivamente in Sicilia. Operazione, per cui la compra dei pomodori coltivati nelle serre di Pachino avviene a 0,50 centesimi circa, mentre il prezzo di ritorno nei supermercati locali, supera i 5 euro.

Nel comparto delle merci il potenziamento del trasportointermodale ferro – nave – strada, collegato con i due interporti di Bicocca e Termini Imerese, costituisce il passo indispensabile in vista del potenziamento dell’economia isolana, a patto di connettere i porti di Augusta, Catania, Messina, Palermo e Marsala con le rispettive stazioni ferroviarie pertinenti per il traffico su containers.
Da anni, ormai, l’aeroporto di Catania cresce al ritmo di incremento di milioni di passeggeri per lustro. Cogliendo la palla al balzo dell’opportunità, presentatasi con il varo del Piano Mattei per l’Africa, la trasformazione in hub a servizio dell’intera area del Meridione d’Italia, assegnando, in attesa dei maggiori investimenti per la trasformazione, la rubricazione di intercontinentale, sanerebbe l’anomalia di imbarcarsi a Catania per volare in un qualsiasi paese africano, dovendo tornare indietro fino a Roma Fiumicino con il doppio svantaggio di sbarcare e imbarcarsi nuovamente sul velivolo diretto a Tunisi o a Mogadiscio.
In seconda battuta, tra luci e ombre, la Sicilia mostra punte avanzate di sviluppo sul piano dell’economia digitale, ovvero quella capacità dell’imprenditoria privata di trasformare in formidabile opportunità la collocazione geografica, essendo l’isola la naturale piattaforma in seno al Mediterraneo. Ecco, in questa direzione il potenziamento indispensabile del segnale satellitare, in uso per internet veloce, da solo costituirebbe lo stimolo all’intrapresa per tanti giovani, per diverse società, soprattutto, se si volesse costruire una sponda in Sicilia per il piano Mattei per l’Africa, in grado di fornire servizi in settori di sviluppo nevralgici, sanità, istruzione, tecnologia, formazione, agricoltura e turismo.
Qualora lo stanziamento governativo di quasi mezzo miliardo del piano Mattei non fosse totalmente preassegnato, l’inserimento di imprenditori siciliani andrebbe consentito, anche con il supporto economico della fondazione Enel, a fronte di progetti specifici, rientranti negli obiettivi assegnati dalla cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio, onorevole Giorgia Meloni.
Credere al meglio, per porre fine al clima di odio crescente.

Riguardo l'autore Angelo Mattone

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.