Palermo in lacrime per Paolo: sindacati dal Prefetto per sicurezza in città

Palermo in lacrime per Paolo: sindacati dal Prefetto per sicurezza in città

PALERMO – È stato un colpo di pistola alla testa a causare la morte di Paolo Taormina, il 21enne ucciso nella notte tra sabato e domenica a Palermo, colpito dopo essere intervenuto per sedare una rissa davanti al pub in cui lavorava, a pochi passi dal Teatro Massimo. La conferma è arrivata al termine dell’autopsia eseguita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo.

Per il delitto è stato fermato con l’accusa di omicidio Gaetano Maranzano, 28 anni, che ha ammesso di avere sparato. Davanti agli investigatori dei Carabinieri e ai magistrati, l’uomo avrebbe raccontato di avere visto, per caso, Taormina – che in passato avrebbe fatto delle avances alla sua fidanzata – e di avere “perso la testa”. Durante la perquisizione nella sua abitazione, i militari hanno trovato una pistola semiautomatica calibro 9 detenuta illegalmente.

Una ricostruzione che presenta ancora molte zone d’ombra, su cui gli inquirenti stanno concentrando le indagini: dal vero movente alla possibile presenza di altre persone arrivate con Maranzano quella notte.

Intanto oggi alle 18 il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, riceverà una delegazione di Cgil, Cisl e Uil e delle associazioni che hanno organizzato ieri sera il corteo di mille persone, sfilato per le vie del centro per dire basta alla violenza. Tra i partecipanti anche i genitori delle vittime della strage di Monreale avvenuta lo scorso aprile. Davanti alla Prefettura, dove si è conclusa la manifestazione, non sono mancate proteste per l’assenza del prefetto e dei rappresentanti del Comune.

Frase choc allo Zen

«Ti faccio fare la fine di Paolo Taormina»: parole agghiaccianti pronunciate da un bambino di 9 anni della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen, lo stesso in cui vive il presunto assassino. A denunciarlo è stato un insegnante dell’istituto durante il sit-in davanti alla Prefettura, dove si è fermato il corteo in memoria del giovane.

«Amo il mio lavoro, io provengo dallo Zen ma ormai nel quartiere il tasso di criminalità è fuori controllo – ha raccontato il docente al microfono – Aiutateci, da soli non ce la possiamo fare. La metà dei bambini tenta ogni giorno di scappare da scuola o non si presenta affatto. C’è una situazione insostenibile».

Un grido d’allarme che restituisce il senso di una Palermo ferita e arrabbiata, dove la morte di Paolo Taormina è diventata simbolo di un disagio sociale e culturale che continua a generare violenza anche tra i più piccoli.

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