È tempo di ridisegnare l’offerta formativa nel territorio etneo.
Per i non addetti a lavori si tratta di definire gli indirizzi di studio che le scuole propongono agli studenti e alle famiglie. I licei, i tecnici e i professionali – già collocati nel territorio – individuano nuove proposte a partire dalle mutate condizioni di mercato, dalle vocazioni territoriali, dalla necessità di offrire indirizzi adeguati alle aspettative della popolazione scolastica.
La riprogrammazione – annuale – di questi nuovi indirizzi è prevista dalla Circolare 13 del 31 luglio 2025 dell’Assessorato all’Istruzione e alla Formazione Professionale della Regione Siciliana. E questa prevede una procedura che coinvolge le scuole – come proponenti – i comuni, la città metropolitana, gli ambiti, e infine l’Ufficio Scolastico Regionale (USR). Le scelte sono, giustamente, il frutto di una mediazione tecnico-politica alla scala territoriale che avrebbe come scopo la definizione di un’offerta formativa completa, organica, efficace e innovativa.
Un atlante di proposte equilibrate, disseminate nei territori, che tengono conti di tanti fattori. Ogni studente ha diritto ad accedere alla formazione che ritiene più utile per costruire il suo futuro, ha diritto allo studio, ma soprattutto ha diritto all’accessibilità, che significa disponibilità – nel suo perimetro funzionale – di tutti gli indirizzi disponibili. È questo forse uno dei punti dolenti della vicenda. La definizione dei perimetri territoriali funzionali, quell’area all’interno del quale si devono trovare tutte le offerte disponibili dalla legge.
La città metropolitana di Catania costituisce di per sé un mosaico di territori, caratterizzata da baricentri scolastici come quello di Caltagirone, di Acireale, di Paternò. Non c’è quindi solo Catania ma un policentrismo reticolare che confluisce verso il capoluogo. Una rete di relazioni che è sostenuta dalla rete della mobilità. E la storia di questi territori, la loro morfo genesi determina perimetri, ambiti, aree di pertinenza. Alcuni di questi territori sono di confine, a cavallo tra polarità diverse.
La sovrapposizione tra la carica di sindaco di Catania e nello stesso tempo di sindaco della città metropolitana può costituire un cortocircuito nel governo delle dinamiche di localizzazione degli indirizzi scolastici. Per dirla breve, se il sindaco di Catania (e della città metropolitana) accentra gli indirizzi sulla città capoluogo, se impedisce la costituzione di nuovi indirizzi nei poli scolastici periferici, se concentra le risorse finanziarie sull’edilizia scolastica (scuole superiori) – prevalentemente su Catania – il rischio è quello di impoverire il tessuto periferico, provocare un’emorragia della popolazione scolastica (sempre più esigua) verso il centro città con conseguenze devastanti sul piano della spesa pro-capite delle famiglie e dellamobilità metropolitana. In pratica si genera un flusso migratorio dalle aree interne verso la città di Catania con forti ricadute sulla tenuta del sistema urbano, già in stress per la mancanza di parcheggi, amplificato già dall’accentramento delle strutture universitarie, sanitarie, direzionali, giudiziarie, ecc.
L’arrivo della linea metropolitana (2026) a Paternò determina da subito un cambio di passo.
La città può riprendere a esercitare pienamente quella funzione di cerniera e polo nel territorio a sud dell’Etna come ha sempre fatto. Un territorio – ex contea – che comprendeva le attuali città di Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Belpasso e Nicolosi, fino ai territori di Butera. Questo significa che la rimodulazione degli indirizzi scolastici deve tenere conto di queste mutate condizioni della rete di mobilità e riequilibrare i pesi. Non si tratta di cedere o acquisire ma di trovare un’ecologia scolastica, utile alla popolazione. Non siamo più nel tempo della competitività medievale. Il modello di riferimento e quello della città-regione, del policentrismo, delle comunità di scopo. Catania spesso inciampa ancora in una visione di sé, chiusa e perimetrata. Oggi Catania è parte di un sistema più ampio che è caratterizzato da infinite reti funzionali.
Lo stesso discorso vale per Acireale, per Caltagirone, Ancora in fase di potenziamento della rete di collegamento. Forse è proprio questo il punto, leattenzioni strategiche della città metropolitana dovrebbero essere indirizzate verso la definizione di un sistema di mobilità generale e differenziata per sostenere le polarità periferiche e non per attrarre – come un buco nero – tutto verso il centro. Vale per tanti ambiti, vale per la scuola. E si capisce che avere più indirizzi scolastici a Catania, può significare avere più risorse per le manutenzioni, più cattedre per i professori, più fondi per i progetti, più risorse per le realizzazioni di spazi complementari, quindi più consenso.
La politica dovrebbe evitare di farsi trascinare in tensioni personalistiche e localistiche.
Ha il compito di guardare il tema complessivo, di programmare secondo logiche funzionalistiche e meritocratiche. Pensando che l’offerta formativa del proprio territorio determina il futuro dello stesso. Che l’offerta formativa è un progetto di comunità, è una visione, una strategia. La città di Paternò, per la sua posizione, per l’infrastrutturazione (metropolitana, rete stradale) ha l’ambizione di accogliere il liceo Musicale Coreutico e il Made in Italy in quelle scuole che per tradizione, per vocazione e per competenza possono esaltarne la ricaduta occupazionale e culturale.
Ma non solo, serve potenziare il sistema della formazione professionale (agraria e alberghiero) con nuovi locali. Rimane ancora aperta la vicenda dell’ex Albergo Sicilia e le aree adiacenti che potrebbero essere utilizzate per allocare i professionali di punta del territorio (altro che dismissione e vendita del patrimonio metropolitana); potenziare il sistema della formazione amministrativa e turistica, con indirizzi legati alla comunicazione visiva, per completare organicamente gli indirizzi; ridefinire il polo classico-scientifico-artistico come polo unitario; consolidare la formazione linguistica, sociale e musicale con nuovi progetti strutturali.
Questo significa ricollocare gli investimenti infrastrutturali nel territorio, dare risposte alle comunità di Raddusa, Castel di Judica, Centuripe, Motta Sant’Anastasia, Camporotondo, Misterbianco, Piano tavola e Pedara, insieme a Ragalna, Biancavilla e Belpasso, diventando una polarità scolastica competitiva. Infrastrutturali e strutturali, per dare risposte ai bisogni della gente. La politica deve guardare oltre l’orto di sotto casa ma deve anche assumersi la responsabilità delle visioni, delle scelte. È la stessa logica della legge e suggerirlo. Per questo esiste un tavolo di concertazione dove confluiscono i sindaci con i dirigenti scolastici. Non è un gioco di sparizioni ma di pianificazione avveduta. Non vince chi è più furbo ma chi offre soluzioni alle comunità. Vedremo come andrà a finire.
