Caso Bortolotti, la Corte d’Assise assolve la madre: «Incapace di intendere e volere». Resterà in Rems per almeno dieci anni
Monia Bortolotti è stata assolta dai giudici della Corte d’Assise di Bergamo dall’accusa di avere ucciso i suoi due bambini, Alice e Mattia, rispettivamente di quattro e due mesi. Nel caso della piccola Alice, per la Corte l’omicidio non è provato; per Mattia è stata invece decisiva la perizia psichiatrica, che ha sancito la totale incapacità di intendere e di volere dell’imputata al momento dei fatti.
La pm Maria Esposito aveva chiesto per la ventinovenne una nuova perizia psichiatrica e l’ergastolo con sei mesi di isolamento diurno, sostenendo la piena responsabilità della donna. La Corte, tuttavia, ha accolto la ricostruzione della difesa, dichiarando la non imputabilità dell’imputata.
Bortolotti non è dunque penalmente responsabile, ma – sulla base della stessa valutazione psichiatrica che ne ha riconosciuto l’incapacità – è stata ritenuta socialmente pericolosa. Per questo motivo i giudici hanno disposto che resti in una Rems (struttura psichiatrica per le misure di sicurezza) per un periodo non inferiore a dieci anni.
La decisione della Corte chiude uno dei casi più dolorosi e complessi degli ultimi anni, segnato da indagini, perizie e un dibattito intenso sul rapporto tra malattia mentale, maternità e responsabilità penale.
