Catania, sequestri per 2,1 milioni a esponente del clan Laudani. Colpite tre aziende

Catania, sequestri per 2,1 milioni a esponente del clan Laudani. Colpite tre aziende

Colpo alle ricchezze del clan Laudani: sequestri e amministrazioni giudiziarie per 2,1 milioni di euro

CATANIA – Colpi mirati al patrimonio illecito del clan Laudani. La Guardia di Finanza di Catania, su delega della Procura Distrettuale, ha eseguito due provvedimenti di prevenzione patrimoniale per un valore complessivo di 2,1 milioni di euro, nei confronti di beni riconducibili a Orazio Salvatore Scuto, ritenuto dagli inquirenti un “esponente di spicco” del sodalizio mafioso radicato nell’area acese.

Le misure, disposte dal Tribunale di Catania, riguardano direttamente tre attività economiche. È stato disposto il sequestro preventivo della Vetrans Srl di Aci Sant’Antonio, ritenuta finanziata con proventi delle attività illecite del clan. Inoltre, sono state sottoposte ad amministrazione giudiziaria la AP Motors Srls di Zafferana Etnea e la ditta individuale LB Auto di Aci Sant’Antonio, entrambe operanti nel commercio di autovetture.

Per queste due imprese, il Tribunale ha ritenuto che il libero esercizio dell’attività avrebbe continuato ad agevolare in modo non occasionale Scuto e l’organizzazione mafiosa dei Laudani. Per questo è stato nominato un amministratore giudiziario incaricato di affiancare la gestione e avviare un percorso di “rieducazione” aziendale, fornendo strumenti idonei a neutralizzare le infiltrazioni criminali.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (PEF), si inseriscono in un più ampio piano di aggressione ai patrimoni mafiosi. All’inizio dell’anno erano già stati sequestrati a Scuto – noto anche con l’alias “Araziu u’ vitraru” – una ditta individuale, immobili di pregio, un’autovettura e conti correnti, per un valore superiore al milione di euro.

Nuove evidenze sono emerse anche dall’operazione “Lumia” del maggio 2025, che aveva portato a otto arresti e al sequestro di altre due attività economiche. In quell’occasione gli investigatori avevano raccolto forti indizi sul condizionamento esercitato da Scuto e dai suoi affiliati sul mercato degli agrumi di Acireale, attraverso pressioni e strumenti di coartazione tali da alterare la normale dinamica imprenditoriale.

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