Il caso Galvagno, le ipotesi di accusa: peculato per l’auto blu e fondi pubblici per eventi

Caso Galvagno, la Procura restringe il quadro accusatorio: tra peculato, missioni gonfiate e fondi pubblici “scambiati” per incarichi

Nel possibile processo contro Gaetano Galvagno e i cinque suoi coimputati (due le posizioni che invece sono state stralciate) la Procura ha circoscritto le ipotesi di accusa a episodi che ritiene dimostrabili anche con riscontri esterni e documentali. Come ad esempio i viaggi del presidente dell’Assemblea regionale con l’auto blu, utilizzata ben al di fuori delle prerogative del numero uno di Sala d’Ercole, come sostiene l’accusa.

Di questo, dello sfruttamento a fini personali e dunque del peculato, del falso e della truffa, è chiamato a rispondere anche l’autista di Galvagno, Roberto Marino. Mentre gli altri coinvolti – l’ex portavoce Sabrina de Capitani di Vimercate, l’imprenditrice e vicepresidente della Fondazione Dragotto, Caterina Marcella Cannariato, l’event manager Alessandro Alessi e la dipendente della Fondazione orchestra siciliana, Marianna Amato – rispondono di manifestazioni culturali «sponsorizzate» dall’Ars per ottenere in cambio favori personali.

All’udienza preliminare, fissata dal Gip Giuseppa Zampino per il 21 gennaio, Galvagno potrebbe non andare, se chiederà il giudizio immediato, che lo farebbe «saltare» fino al tribunale. La Procura, nell’atto di accusa, parla di sfruttamento sistematico di risorse, incarichi, fondi pubblici e mezzi dell’Ars per finalità non istituzionali.

Fuori dall’inchiesta il segretario particolare di Galvagno, Giuseppe Cinquemani, e l’imprenditore dei concerti Nuccio La Ferlita, che rispondeva di corruzione relativamente ai 240 mila euro assegnati per il concerto di Capodanno del 2024 a Catania.

Restano in piedi i presunti scambi di favori: l’Ars e la Fondazione Federico II, anch’essa presieduta da Galvagno, erogarono 198 mila euro alla Fondazione Dragotto per due edizioni delle manifestazioni Un Magico Natale, 27 mila euro per la rassegna Sicilia per le donne e 10 mila euro alla Fondazione Bellisario per l’apericena dell’iniziativa Donne, economia e potere. Come contropartita, è l’ipotesi dei pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco, ci sarebbero stati incarichi e consulenze a persone vicine a Galvagno, tra cui appunto de Capitani e Cannariato.

Il peculato, il falso e la truffa sono contestati al presidente e al suo autista Marino, per avere dichiarato due volte, con orari diversi e rimborsi duplicati, missioni e viaggi che nascondevano finalità personali e per nulla istituzionali. Cinquanta i fogli di missione dubbi, rimborsi indebiti per quasi 19 mila euro: contestati 60 viaggi a Galvagno e 150 a Marino.

La Audi A6 dell’Ars fu utilizzata, sostiene l’accusa, anche per motivi del tutto personali: viaggi per acquistare sushi e tonno rosso, tappe in pasticceria, dal fioraio o in farmacia e trasferte verso abitazioni di familiari e amici.

Oltre a questa indagine, sull’Ars pende la seconda inchiesta che coinvolge l’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata, ancora con Marcella Cannariato: entrambe sono imputate di corruzione per un finanziamento concesso alla Fondazione Dragotto in cambio dell’assunzione e di un alloggio a Palermo per il nipote.

Ma non solo: c’è la maxi-indagine con 18 richieste di arresto contro – tra gli altri – il presidente della Nuova Dc (dimissionario), Totò Cuffaro, il deputato di Noi Moderati Saverio Romano e un altro deputato (regionale) democristiano, Carmelo Pace. Ancora corruzione tra le ipotesi, assieme ad associazione per delinquere e turbata libertà degli incanti.

Il Gip Carmen Salustro, alla quale si sono rivolti i pm della Procura diretta da Maurizio de Lucia, potrebbe decidere da un giorno all’altro, dopo avere sottoposto a interrogatorio preventivo – così come previsto dalla riforma Nordio – gli indagati, l’ultimo dei quali, Vito Raso, è stato sentito quindici giorni fa. Da allora il giudice è «in riserva».

Ulteriore fascicolo, con dodici misure cautelari eseguite sabato dalla Guardia di finanza, riguarda la sanità: anche lì si parla di corruzione e appalti truccati.

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