A volte l’algoritmo dei social non suggerisce solo pubblicità mirate. Può consegnarti, direttamente sul telefono, la prova schiacciante che tuo marito non è a una “cena di lavoro”, ma seduto a un tavolo romantico con un’altra donna.
È accaduto a Catania, dove un video promozionale di un ristorante ha fatto da regista involontario a una crisi coniugale, diventata in poche ore un caso nazionale.
La vicenda, portata alla luce dal Codacons, ha tutti i contorni di una tragicommedia dell’era digitale. L’uomo aveva architettato la classica scusa dell’impegno professionale. Peccato che il locale abbia deciso di immortalare l’atmosfera serale girando un reel per Instagram o Facebook, finendo per inquadrare l’improvvisato protagonista nel suo tête-à-tête.
La moglie, scorrendo i social, si è imbattuta nel filmato. Riconosciuto il marito in un ruolo che non avrebbe dovuto interpretare, la reazione è stata immediata e drastica: scoperta la verità, l’uomo è stato allontanato dalla casa coniugale.
A quel punto, il “tradito” – dalla pubblicazione non autorizzata della propria immagine – si è rivolto al Codacons. L’associazione, con una punta di ironia che non sfugge, sta ora valutando «le iniziative da intraprendere, sia in sede civile sia davanti al Garante per la protezione dei dati personali».
L’obiettivo è accertare le eventuali responsabilità del ristorante e ottenere un risarcimento per i danni derivati dalla diffusione non autorizzata delle immagini. Danni che, in questo caso, hanno un prezzo molto preciso: un matrimonio finito.
«È inammissibile che un ristorante riprenda i clienti senza un consenso chiaro e diffonda le immagini sui social, esponendo le persone a conseguenze imprevedibili», ha dichiarato Francesco Tanasi, giurista del Codacons, sottolineando la possibile violazione della privacy.
Una violazione che, in questo caso, ha agito come un moderno detective privato, ma con la potenza di fuoco di un algoritmo.
Morale della storia: la prossima volta, prima di mentire per una cena galante, meglio controllare che il ristorante non abbia un social media manager troppo zelante. O, forse, semplicemente non mentire.
