C’è una costante in Italia che resiste ai governi, alle stagioni e alle mode: l’incredibile discrepanza tra il numero di partecipanti a una manifestazione secondo gli organizzatori e secondo la Questura.
È un divario che spesso fa sembrare che si stiano descrivendo due eventi diversi: da una parte un trionfo epocale, dall’altra un raduno di pochi intimi. È avvenuto anche ieri per la mobilitazione indetta dalla Cgil di Maurizio Landini.
Ma come si arriva a numeri così differenti? Ecco il delicato (e a volte surreale) balletto dei conteggi.
Il metodo ministeriale: scienza o arte?
Il Ministero dell’Interno, attraverso le Questure, non divulga pubblicamente un manuale segreto del perfetto conteggiatore. Tuttavia, dalle circolari e dalla prassi consolidata, emergono criteri piuttosto precisi, soprattutto in ottica di sicurezza e ordine pubblico.
Il momento del picco. Gli agenti contano i partecipanti nel momento di massima affluenza, non la somma di chi transita durante tutta la manifestazione. Un picco fugace vale più di un flusso costante.
Metodo visivo e stima. Spesso si utilizzano stime visive calibrate sulla conoscenza della piazza e sulla sua capienza. In alcuni casi, per eventi potenzialmente critici, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica definisce dispositivi di sicurezza basati proprio su queste previsioni di affluenza.
Densità e buon senso. Si applicano parametri di densità (persone per metro quadro) realistici, ben lontani dagli ammassi da concerto rock ipotizzati da alcuni organizzatori. Un metro quadro non è un telefono cellulare: non ci si stipa in dieci.
La logica di fondo è preventiva e cautelativa. I numeri della Questura servono a dimensionare il dispositivo di sicurezza, valutare i rischi – come il pericolo di incendi in grandi raduni – e, in definitiva, a garantire che l’evento si svolga senza incidenti.
È un calcolo “prudente”, per sua natura tendenzialmente conservativo. Gli organizzatori, dal canto loro, hanno una visione diametralmente opposta: il loro conteggio è una dichiarazione politica di successo, un moltiplicatore di entusiasmo e consenso.
I casi eclatanti: quando il divario è un abisso
La storia delle manifestazioni italiane è costellata di casi in cui la forbice numerica ha generato polemiche più accese delle stesse rivendicazioni in piazza.
Gli scioperi generali. Il classico senza tempo. Il sindacato parla regolarmente di “milioni” di cittadini in piazza in una “giornata storica”. La Questura, con sobria eleganza, fornisce numeri cittadini che, sommati, spesso si fermano a poche centinaia di migliaia a livello nazionale. È un match che si ripete con rituale precisione.
I raduni politici. Le grandi adunate dei partiti sono un altro campo di battaglia. Capaci, secondo gli organizzatori, di riempire un intero quartiere, vengono ridimensionate dalle forze dell’ordine a un dignitoso ma meno epico assembramento in una piazza principale. La scelta dello spazio – un boulevard lungo e stretto contro una piazza ampia – diventa una strategia comunicativa per gonfiare o sgonfiare le percezioni.
Le proteste ambientaliste. Gruppi come Extinction Rebellion e Ultima Generazione catalizzano l’attenzione con azioni simboliche e spesso numericamente contenute. In questi casi, il conteggio si sposta dal numero assoluto all’impatto mediatico. Qui il successo non si misura in teste, ma in titoli di giornale e minuti di telegiornale.
Entusiasmo e sobrietà, purché si esprima la democrazia
Allora, chi ha ragione? Probabilmente entrambi e nessuno. Gli organizzatori contano speranze, simpatie e anche chi è solo passato per caso. La Questura conta corpi fisici, in un dato momento, in uno spazio definito.
Sono due linguaggi diversi: uno politico e narrativo, l’altro tecnico e amministrativo.
Forse, la prossima volta che leggeremo dati così discordanti, potremmo sorridere e pensare che non sono numeri in competizione, ma ingredienti di un antico rito italiano. Da una parte l’entusiasmo della piazza, che per essere tale deve essere oceanica. Dall’altra la sobrietà istituzionale, che per ruolo deve essere terrena.
Il vero miracolo è che, tra un “milione” strillato e un “venticinquemila” annotato, le manifestazioni si svolgano comunque, la democrazia si esprima e, alla fine, tutti tornino a casa per cena. Con la soddisfazione di aver partecipato a un evento storico o a un raduno controllato, a seconda di chi si sceglie di credere.
