John Elkann: “La Juve è un simbolo e non è in vendita”. Repubblica e La Stampa, invece, sono un asset

John Elkann: “La Juve è un simbolo e non è in vendita”. Repubblica e La Stampa, invece, sono un asset

TORINO – In un atto di straordinaria coerenza da manuale, il Cda di Exor ha risposto ieri con un secco, unanime e sonoro “no, grazie” alla proposta “non richiesta” di Tether Investments per l’acquisto del 100% della Juventus. L’offerta del colosso delle criptovalute con base in El Salvador è stata respinta al mittente senza neanche prendersi la briga di aprire la busta, anzi, con una nota che suona come una lezione di stile e proprietà: la Juventus non è in trattativa, non lo sarà e, per chi non avesse ancora capito, non è nemmeno in discussione.

Mentre i giornali – proprio quelli di casa Agnelli – annunciavano l’imminente cessione del gruppo editoriale Gedi (Repubblica, La Stampa e un pezzo di storia italiana) alla realtà greca Antenna, John Elkann ha voluto chiudere qualsiasi parallelismo imbarazzante con un gesto netto. Niente trattative segrete, nessuna tentazione da cripto-miliardari. Solo un video pubblicato sul sito del club, in cui il presidente di Exor, con la calma di chi sa di possedere un pezzo indelebile dell’identità nazionale, ha dichiarato: «La Juventus, la nostra storia i nostri valori non sono in vendita».

Un messaggio chiaro, diretto ai tifosi che nelle ultime ore mugugnavano preoccupati, e soprattutto diretto al mercato: qui si parla di eredità, non di asset. «Come famiglia continuiamo a sostenere la nostra squadra, e guardiamo al futuro per costruire una Juve vincente», ha aggiunto Elkann, trasformando il rifiuto a Tether in una dichiarazione di fedeltà perpetua.

La nota ufficiale di Exor non lascia spazio a interpretazioni: «ribadisce le sue precedenti e coerenti dichiarazioni secondo cui non ha alcuna intenzione di vendere alcuna delle sue azioni della Juventus a terzi, inclusa, ma non limitatamente a, Tether». E per chiudere in bellezza, il riferimento al “nuovo gruppo dirigente” e alla “strategia chiara” suona come un sigillo di fiducia al progetto di Giuseppe Marotta e compagni.

Il paradosso agnelliano, tuttavia, risiede tutto in un contrasto stridente. Perché se da un lato la Juventus viene difesa come un santuario inviolabile – “un club storico e di successo, di cui Exor e la famiglia Agnelli sono azionisti stabili e orgogliosi da oltre un secolo” – dall’altro, il gruppo editoriale che per decenni ne ha raccontato le gesta (e non solo) è praticamente sul banco del rigattiere, in trattativa con una holding ellenica.

Morale della favola, in versione moderna: i valori dello sport sono intoccabili, quelli dell’informazione sono negoziabili. Puoi chiudere la porta in faccia a un offerente pronto a sborsare centinaia di milioni per la squadra che ami, ma puoi allo stesso tempo aprire un tavolo per vendere le testate che hanno fatto la storia del giornalismo italiano. Per Exor, evidentemente, esiste una gerarchia dei simboli: la maglia bianconera è sacra, la prima pagina no.

John Elkann ha dunque tracciato una linea di confine invalicabile. Da una parte ci sono la Juventus e la sua storia, patrimonio emotivo di una famiglia e di una nazione, non in vendita a nessun prezzo. Dall’altra, ci sono le frequenze radio e le testate giornalistiche: quelli, si sa, sono solo affari. E per gli affari, si sa, c’è sempre un prezzo.

Riguardo l'autore Redazione

1 Comments

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.