Imam di Torino trattenuto nel CPR di Caltanissetta torna libero dopo la sentenza. Meloni: “Decisione incomprensibile”

Imam di Torino trattenuto nel CPR di Caltanissetta torna libero dopo la sentenza. Meloni: "Decisione incomprensibile"

ROMA. Torna libero Mohamed Shahin, l’imam di Torino che, dallo scorso mese di novembre, era trattenuto nel cpr di Caltanissetta. Quarantasette anni, sposato e con due figli piccoli, Shanin era stato prelevato dalla polizia perché destinatario di un provvedimento di espulsione e rimpatrio firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Con l’accoglimento del ricorso, l’imam è già tornato libero con un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla Questura di Caltanissetta. Non è un «soggetto pericoloso», è «incensurato» e i contatti con soggetti legati al mondo del terrorismo «sono isolati e decisamente datati». Insorge il centrodestra, da FdI a Lega, Forza Italia e Noi moderati.

Sulla questione interviene la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che critica la decisione della Corte d’Appello nei confronti di una persona «che ha definito l’attacco del 7 ottobre un atto di `resistenza´, negandone la violenza», il che «dalle mie parti – sottolinea – significa giustificare, se non istigare, il terrorismo». E si chiede: «come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?».

Per Fratelli d’Italia, il partito della premier, la «decisione» dei giudici torinesi «rappresenta l’ennesimo schiaffo allo Stato e a chi ogni giorno lavora per proteggerlo. Una decisione grave e incomprensibile», che rappresenta «l’ennesima conferma del livello di politicizzazione di una parte della nostra magistratura, al punto da mettere a rischio la stessa sicurezza dei cittadini», afferma il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami.

Per il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, «è l’ennesima invasione di campo di certa magistratura ideologizzata e politicizzata che si vorrebbe sostituire alla politica. Dico `si vorrebbe´, perché fortunatamente fra poche settimane, a inizio marzo, c’è un appuntamento con la storia che è il referendum per dire sì alla riforma della giustizia, per allontanare un po’ di questa ideologia dai tribunali».

I giudici della Corte d’appello di Torino hanno accolto il ricorso dei legali di Shahin, Gianluca Vitale e Fairus Ahmed Jama. Per la Corte, «sono emerse nuove informazioni» ritenute «degne di rilievo».

Shahin era stato raggiunto dal decreto di espulsione per aver sostenuto, nel corso della manifestazione pro Pal di Torino del 9 ottobre, di essere «d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre» 2023, giorno della strage di Hamas.

Le parole di Shahin, per i giudici, non integrano reato, ma sono «espressione di pensiero», tutelata sia dall’Articolo 21 della Costituzione sia dall’articolo 10 della Cedu. «Altro» è la «condivisibilità o meno di tali affermazioni e/o la loro censurabilità etica e morale, ma tale giudizio non compete in alcun modo a questa Corte e non può incidere di per sé solo sul giudizio di pericolosità in uno Stato di diritto, risultando quindi del tutto inconferente ai fini che interessano in questa sede, contrariamente rispetto a quanto sostenuto dalla Questura».

Shanin, presente in Italia da oltre 20 anni e «perfettamente integrato e inserito», è un «soggetto completamente incensurato» e «non vi sono concreti elementi» per formulare «un eventuale giudizio di pericolosità». L’imam era stato colpito dal provvedimento di espulsione firmato dal ministro Matteo Piantedosi, e il fascicolo era anche stato secretato.

In serata, fonti del Viminale hanno confermato che la procedura di espulsione dell’imam andrà comunque avanti e il ministero dell’Interno farà ricorso in Cassazione per ottenerne il rimpatrio.

Nei giorni successivi al fermo di Shanin, vi sono state numerose mobilitazioni per chiedere la sua liberazione. Non solo la comunità musulmana. Anche il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, aveva preso le sue parti ricordando Shanin come un «uomo di dialogo».

Lo scorso 28 novembre, un gruppo di manifestanti aveva preso d’assalto la redazione de La Stampa, al grido di `Free Shahin´, un atto dal quale lo stesso imam, dal cpr di Caltanissetta, aveva preso le distanze, condannando ogni forma di violenza.

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