Torna l’enigma dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino: simbolo di una verità mutilata

Torna l’enigma dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino: simbolo di una verità mutilata

Agenda Rossa, il mistero che non muore: perquisizioni nelle case dell’ex procuratore Tinebra

È uno dei simboli più inquietanti della Repubblica Italiana, e oggi torna a far parlare di sé. L’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, scomparsa misteriosamente subito dopo la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, torna al centro delle cronache con la perquisizione effettuata dalla Procura di Caltanissetta nelle abitazioni dell’ex procuratore Giovanni Tinebra, deceduto nel 2017. Una svolta che riapre interrogativi mai sopiti su uno dei capitoli più oscuri della storia italiana.

Cos’era l’Agenda Rossa?

Non era un’agenda istituzionale, ma un oggetto personale che Paolo Borsellino portava sempre con sé. In quelle pagine, secondo quanto dichiarato dai familiari e dai collaboratori più stretti, il giudice annotava informazioni riservate, riflessioni e appunti investigativi cruciali, soprattutto nei 57 giorni che seguirono la strage di Capaci e precedettero la sua morte. Era, di fatto, un contenitore di intelligenza giudiziaria sul sistema di potere che stava cercando di decifrare, fatto di mafia, politica, servizi segreti e apparati deviati.

La scomparsa mai chiarita

Il 19 luglio 1992, dopo l’esplosione in via D’Amelio, la borsa del giudice Borsellino fu ritrovata intatta accanto al corpo. Ma dell’Agenda Rossa non vi fu più alcuna traccia. Secondo numerosi testimoni e filmati, un uomo in borghese – verosimilmente appartenente ai servizi segreti – fu visto prelevarla pochi minuti dopo l’attentato. Da allora, nessuno ha saputo dire con certezza dove sia finita né cosa contenesse.

Mafia, massoneria e zone grigie

Nel corso degli anni, diversi collaboratori di giustizia hanno parlato del legame tra mafia e massoneria, e molti analisti ritengono che proprio l’agenda potesse contenere nomi e informazioni scottanti, capaci di minare le fondamenta stesse dello Stato. La sua sparizione immediata e mai chiarita ha rafforzato l’ipotesi di un depistaggio sistematico per proteggere convergenze tra poteri criminali e istituzionali.

Le nuove perquisizioni: cosa cercano gli inquirenti?

Le recenti perquisizioni ordinate dalla Procura di Caltanissetta nelle tre abitazioni appartenute a Giovanni Tinebra, primo magistrato a occuparsi dell’inchiesta sulla strage, hanno riaperto un fronte investigativo rimasto dormiente per anni. Si cerca documentazione, carte, forse persino l’agenda o materiali riconducibili a essa. Un passo che potrebbe finalmente gettare luce sulle omissioni e coperture di quegli anni.

Una ferita ancora aperta

A oltre trent’anni dalla strage, l’Agenda Rossa resta un simbolo potente: di verità negate, di giustizia incompiuta, di una memoria collettiva mutilata. Il suo silenzio è un grido che ancora oggi interpella la coscienza del Paese.

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