Carceri, maresciallo in pensione: “Aspro conflitto tra i magistrati Tinebra e Ardita”. E rivela probabili intercettazioni

Carceri, maresciallo in pensione: “Aspro conflitto tra i magistrati Tinebra e Ardita”. E rivela probabili intercettazioni

Caso Loggia Ungheria, l’ex maresciallo Sortino: “Ardita intercettato illegalmente, Tinebra minimizzò tutto”

Emergono nuovi dettagli sul conflitto interno al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ai tempi dell’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra. A riferirli è Calogero Sortino, maresciallo in pensione e collaboratore di Tinebra, sentito dagli inquirenti impegnati sulle indagini relative ai presunti depistaggi della strage di via D’Amelio e alla cosiddetta Loggia Ungheria.

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, Sortino avrebbe descritto in una memoria “un aspro conflitto durato oltre dieci anni” tra Tinebra e il magistrato Sebastiano Ardita, all’epoca tra i più stretti collaboratori al DAP. Al centro dello scontro: il controverso Protocollo Farfalla, che avrebbe permesso agli uomini dei servizi segreti, guidati dal generale Mario Mori, di avere accesso ai collaboratori di giustizia.

Sortino racconta di un episodio inquietante: “Notai per diversi giorni un’auto con apparato GA900 per intercettazioni parcheggiata vicino l’ufficio di Ardita. Informai Tinebra, che minimizzò e negò la presenza della vettura”.

Nel suo racconto, Sortino sottolinea che Ardita avrebbe sempre agito legittimamente, nonostante le tensioni crescenti e l’isolamento interno: “Tinebra mi ordinò di non frequentarlo più, di cancellare anche il suo numero dalla rubrica che io gli gestivo”.

Contattato da Adnkronos, il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita ha dichiarato: “Non mi stupisce quel che riporta La Verità. Quando dirigevo l’ufficio detenuti del Ministero della Giustizia sospettavo di essere intercettato illegalmente. Di quel clima invivibile parlai con soggetti istituzionali, ma ottenni risultati solo grazie alla Procura di Roma”.

Ardita aggiunge: “Spero si scopra chi ordinò e beneficiò di quelle intercettazioni, e si faccia luce sui tentativi di condizionare la gestione penitenziaria. Queste manovre rappresentano un grave rischio di inquinamento processuale e di depistaggio”.

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