Sanità in Sicilia al penultimo posto in Italia: mediocrità tollerata, liste d’attesa e presidi da evitare

Sanità in Sicilia al penultimo posto in Italia: mediocrità tollerata, liste d’attesa e presidi da evitare

Per chi suona la campana, si domandava Ernest Hemingway, nel narrare l’esperienza della guerra civile spagnola, sottintendendo il risveglio delle coscienze laiche e la difesa delle libertà, rispetto, si era nel luglio 1936, al proliferare delle dittature in Europa.

Nel mondo attuale nulla di simile. Nondimeno il decadimento della politica mette a repentaglio le conquiste sociali dell’ultimo cinquantennio o giù di lì, tra questi l’essenziale diritto alla salute. Appunto. E, dunque, in quale stato versa la sanità in Sicilia?
Nel ricorrere alle statistiche ufficiali, il rapporto Crea – Tor Vergata 2025 colloca l’isola al penultimo posto, dietro solo la derelitta Calabria, tra le regioni italiane. A dare retta ai numeri nella loro innocente immediatezza, i servizi sanitari siciliani sono inferiori per una percentuale pari al 33% rispetto alla soglia degli indici complessivi di resa ottimale.
I fruitori, isolani di provate origini, affibbiano un generoso voto medio del 6,3 su 10. Analizzando il dato, si rischia di dedurne la tolleranza a un’antipatica e ancestrale abitudine alla mediocrità dei presidi sanitari. Per cui talune persone camminano con il classico messaggio nel cellulare, accanto all’indicazione del gruppo sanguigno: non ricoveratemi nell’ ospedale X. Dovunque, tranne lì.
Disaggregando la precedente informazione sono i ricoveri a ricevere il voto più basso, 5,3, poco distante e pur sempre insufficiente l’assistenza domiciliare, 5; mentre la guardia medica, in genere presidiata da giovani appena specializzati, riceve il voto più alto 7,6 sempre su 10.
Infine, dulcis in fundo, la facilità nel reperire i farmaci ottiene un 8.0 tondo.

E allora si domanda il solito pignolissimo e sfaccendato pensionato di Petralia Soprana, simbolo dell’epoca postmoderna, a tutto tondo sostituto della casalinga di Voghera del Secondo dopoguerra, il calcolatore posologico, sperimentato da anni in ambito delle diverse aziende sanitarie provinciali siciliane, ancora in auge, funziona da deterrente agli sprechi o attraverso falsimalati ne consente di aggirare il funzionamento?
Arduo approfondire una materia così delicata, dove la salute di cittadini indigenti, in Italia quasi sei milioni, uno su dieci tra la popolazione attiva, è a rischio, nell’impossibilità di curarsi, in quanto ciascuno non dispone dei soldi per pagare i farmaci, trascinando la vita tra stenti e sofferenze. E, a fornire i dettagli duole il cuore, in quanto il 10% dei siciliani non ha capacità di spesa. Stiamo parlando di quasi 48 mila persone indigenti, destinate all’abbandono.
Nella radiografia della sanità, appunto si rimane in tema, non manca di tenere banco la carenza di personale. In Sicilia, per ogni mille abitanti sono 3,8 gli infermieri disponibili contro la media nazionale del 5,06. Con i medici va leggermente meglio, pur rimanendo deficitaria la categoria, essendo la presenza del 2,06 su mille, il marcatore segna il meno 0,5. E, malgrado la statistica non sia allarmante la mancanza di anestesisti e di medici nei pronto soccorso è ai limiti di chiusura delle sale operatorie e delle chirurgie d’urgenza.

Per dare l’informazione al pensionato di Petralia Soprana, chiara e leggibile, ci si accontenti di registrare una carenza di 4 milaunità tra medici, infermieri e ausiliari, legata a ritardi della Regione nell’approvazione del piano straordinario di assunzioni.
E, questa lunga striscia di vuoti di organici genera purtroppo, nonostante l’impegno degli addetti, inevitabili ritardi, inesorabili inefficienze, irrimediabili errori per eccesso di carico lavorativo giornaliero, malgrado l’attesa tollerante e civile dei siciliani, molto pazienti, se ci si concede la battuta, impattando per di più con il più delicato dei servizi, quello di prevenzione, nel quale si registra una carenza significativa del 47% di personale.
Non va meglio con le liste di attesa, precipuamente nei campi nevralgici, esami cardiologici, colonscopie, visite specialistiche, le quali segnano ritardi da 300 a 400 giorni in strutture di Catania e Palermo.
Non finisce qui, giacché per i posti letto la Sicilia ne conta 2,5 per mille abitanti contro la media nazionale del 3,6. Altrimenti non si spiegherebbero le pericolose attese tra codici gialli, verdi,rossi nei pronto soccorso, diretta conseguenza di emergenze, naturalmente imprevedibili.

Ci si vorrebbe fermare qui, ma non soltanto non si può, nel fornire una informazione adeguata, in quanto lo spazio tiranno e il direttore, giustamente vigile rispetto alla sintesi, consigliano un successivo approfondimento, avvertendo i lettori dell’ultimo indicatore in materia, quello delle migrazioni dalla Sicilia per il continente, ammonta a circa 46 mila unità per anno con una spesa a carico della Regione di 208 milioni di euro. Mentre l’esborso complessivo dei siciliani in viaggio fuori dall’isola per cure, soggiorni, vitto e alloggio, ammonta a 200 milioni di euro, sempre annualmente.
Per le liste d’attesa, ricoveri ordinari, stanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la sanità siciliana con relativo impegno di spesa, nuove regole sull’aborto, si rimanda a un prossimo aggiornamento.

Riguardo l'autore Angelo Mattone

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