STMicroelectronics annuncia 206 esuberi a Catania, Fiom Cgil: “Scelta inaccettabile, Regione assente”
«Durante l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, STMicroelectronics ha annunciato l’apertura di una fase di transizione industriale che comporterà 206 esuberi nello stabilimento di Catania». Lo scrive, in una nota, la Fiom Cgil etnea che parla di «colpo durissimo per il territorio, che arriva nel pieno di una fase espansiva per l’azienda, ma soltanto sulla carta per la Sicilia, e in contraddizione con le recenti rassicurazioni del governo regionale siciliano».
La segretaria della Fiom-Cgil di Catania, Rosy Scollo, nella nota, definisce l’annuncio una «scelta inaccettabile e una sconfitta politica» che è «aggravata dall’assenza e dal silenzio della Regione Siciliana, non presente al tavolo e incapace di assumere qualsiasi posizione a difesa dell’occupazione».
«È gravissimo – aggiunge la sindacalista – che si parli di rafforzamento del sito di Catania e, allo stesso tempo, si presentino 206 esuberi come parte di una strategia industriale. La Regione ha deliberato un cofinanziamento fino a 300 milioni di euro, più di quanto fatto dalla Lombardia, e oggi si rende complice di questa ristrutturazione con il suo silenzio. I fatti smentiscono clamorosamente le rassicurazioni ricevute nei mesi scorsi. Siamo davanti a un piano che scarica sui lavoratori i costi dell’automazione».
«Mentre la Regione Lombardia – sottolinea la segretaria della Fiom Cgil di Catania – ha preso una posizione chiara a difesa dello stabilimento di Agrate, rifiutando di sottoscrivere un’intesa con l’azienda e chiedendo un nuovo piano industriale con proiezione al 2032, la Regione Siciliana si è limitata a rivendicare l’impegno finanziario senza aprire alcuna vertenza sugli esuberi. La Regione Siciliana sta agendo come un finanziatore muto.
Ma la politica industriale non si fa con gli annunci. Non si finanzia un colosso per poi accettare in silenzio la perdita di posti di lavoro. Serve un intervento immediato e una presa di posizione pubblica», conclude Rosy Scollo.
