Omicidio di Gemona, conferma del carcere per Lorena Venier: misura attenuata per Maylin Castro Monsalvo

Omicidio di Gemona, conferma del carcere per Lorena Venier: misura attenuata per Maylin Castro Monsalvo

Il giudice per le indagini preliminari di Udine, Mariarosa Persico, ha convalidato l’arresto di Lorena Venier, 61 anni, e Maylin Castro Monsalvo, 30 anni, accusate in concorso dell’omicidio di Alessandro Venier, ucciso e fatto a pezzi nella casa di famiglia in via dei Lotti 47, a Gemona del Friuli (UD).

Diverse le misure cautelari: per Lorena Venier è stato disposto il carcere, mentre per Castro Monsalvo, madre di una bambina di sei mesi, il giudice ha accolto la richiesta della difesa di applicare la misura attenuata in una struttura protetta per madri con figli piccoli.

Le accuse

Entrambe le donne sono accusate di:

  • Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla presenza di una minore,

  • Vilipendio e occultamento di cadavere.

Lorena Venier, che già ieri aveva confessato pienamente l’omicidio al PM Giorgio Milillo, ha confermato oggi le proprie responsabilità nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Ha ricostruito le modalità del delitto e le rispettive condotte sue e della nuora.

«La signora ha confermato gli addebiti, ha chiarito le responsabilità di ogni singola parte», ha riferito il suo legale, l’avvocato Giovanni De Nardo, aggiungendo che il movente è da ricercare «nelle dinamiche familiari, specialmente nella figura del figlio».

Le condizioni di Maylin Castro Monsalvo

Situazione diversa per Maylin Castro Monsalvo, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Soffre di depressione post-partum e si trova in uno stato psicofisico delicato e instabile.

Venerdì non era riuscita a sostenere l’interrogatorio per un malore. «Oggi era presente, stava un po’ meglio ma ancora rallentata – ha spiegato l’avvocata Federica Tosel –. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere perché non era in grado, né fisicamente né psicologicamente».

La difesa ha già avviato le procedure per permettere l’adozione della figlia da parte dei nonni colombiani.

Il contesto familiare

Alessandro Venier, la vittima, non aveva un lavoro fisso e viveva di lavoretti saltuari. I rapporti in famiglia erano tesi e problematici. La madre Lorena, secondo quanto riferito, considerava Maylin “la figlia che non ho mai avuto”. Sarebbe stata proprio questa dinamica di affetto deviato e di tensioni familiari ad aver innescato il drammatico epilogo.

Un legame distorto, una relazione malata, e una tragedia che ha sconvolto l’intera comunità friulana, con contorni ancora in fase di definizione ma ormai chiari agli inquirenti.

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