«Apprendo con profondo dolore la triste notizia della scomparsa di Orazio Palumbo, amico caro e dirigente comunale stimato, persona dal grande cuore che ha dedicato la sua vita al servizio della comunità». Con queste parole il sindaco di Paternò, Nino Naso, ricorda lo storico dirigente comunale morto nella prima mattinata di oggi. Palumbo è stato anche esponente di rilievo della sinistra paternese.
«Il suo ricordo resterà vivo in tutti noi, così come il suo impegno, la sua dedizione e la sua grande disponibilità verso gli altri. Ci stringiamo attorno alla famiglia, con tutto il cuore, in questo momento di grande dolore» conclude Naso.
A delineare il profilo umano e professionale di Palumbo è anche Gianfranco Romano, ex assessore del Comune etneo: «Tu già eri un grande. Avevi dimostrato il tuo valore con Roccanormanna e con le mostre prestigiose di Sellerio, Sironi, Guccione, Indaco, etc. Insieme a te e Mariella Camilleri, quanti risultati abbiamo ottenuto insieme? Impossibile ricordarli tutti: l’apertura del Palazzo delle Arti, il Museo Archeologico, il Museo della Civiltà Contadina, la riapertura della Galleria d’Arte Moderna e tantissime altre cose fino alla ciliegina sulla torta, la Piscina Comunale, Coperta e all’Aperto che entrambi abbiamo disegnato come i bambini dell’asilo, consegnando il tutto ai progettisti. Adesso te ne vai e lasci un grande vuoto nella tua famiglia ed in tutti quelli che ti abbiamo voluto bene. Oggi la città di Paternò perde un uomo di una grandezza incommensurabile. È stato un privilegio aver goduto della tua amicizia».
Messaggi di cordoglio arrivano anche da Giancarlo Ciatto, ex consigliere comunale del Partito Democratico: «Con lui va via un pezzo di storia della sinistra paternese. Per me, va via un pezzo di vita. Il ricordo affettuoso di Orazio mi accompagna sin dall’infanzia, e l’affetto non si è mai spento nel corso degli anni. Ci sono stati anche momenti di divergenze politiche, ma mai è venuta meno la stima; mai si è sopito quell’affetto. Probabilmente sono cose del secolo scorso, ma la comunanza di idee – l’appartenere ad una “razza in estinzione” – ci ha sempre riavvicinati. L’essere compagni, termine ormai desueto, ha sempre contato più di qualsiasi altra cosa. L’orizzonte ideale rende certi rapporti solidi, seppure nella loro impalpabilità. Per questo, dialogare con Orazio, è sempre stato facile, al di là della singola contingente incomprensione».
Anche Francesco Finocchiaro, componente del direttivo nazionale dell’Archeoclub d’Italia, lo ricorda con affetto: «Conservo per me quelle conversazioni stimolanti, sull’arte, sulla città, sull’impegno politico. Rispettosi, entrambi, della nostra diversità che era anche l’occasione per trovare un terreno comune da esplorare. La Galleria di Arte Moderna era il nostro rammarico, come la dimenticanza della città nei confronti dei suoi artisti più prestigiosi».
