Trecastagni, la presentazione di “Sigonella, quarant’anni dopo”: il dialogo tra Fleres e Gumina
TRECASTAGNI – Torniamo alla presentazione, nei giorni scorsi, del libro “Sigonella, quarant’anni dopo” di Salvo Fleres e Paolo Garofalo, edito da Officina stampa, all’interno della rassegna Scintille letterarie. Lo scontro armato venne evitato, come si ricorderà, nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1985 grazie a combinazioni irripetibili, a partire dall’atterraggio forzato alla base Nato di Sigonella di un velivolo della Egypt Air, seguito dai C-141 statunitensi con a bordo la Delta Force.
In quel frangente il sottotenente d’aeronautica Giuseppe Gumina, comandante dei VAM (Vigilanza Aeronautica Militare), aveva già schierato i propri uomini a protezione dell’aereo egiziano, opponendosi allo sbarco delle teste di cuoio americane.
Il confronto tra Fleres e Gumina
Sul palco, accanto a Gumina, Salvo Fleres ha mostrato la sua cifra politica, quella capacità di leggere gli eventi alla luce degli equilibri in campo. La conversazione si è dipanata come un flusso di riflessioni, senza domande e risposte precostituite, affrontando temi legati alla politica italiana dagli anni di Tangentopoli in avanti. Secondo Fleres, serve un gruppo dirigente capace di guidare il Paese fuori dagli estremismi ideologici, puntando sul contributo dei giovani e sull’esperienza degli anziani.
La valorizzazione delle risorse umane, l’investimento in ricerca, scuola e università e il ruolo centrale di cultura e giornalismo sono stati individuati come strumenti indispensabili per lo sviluppo di una coscienza civile e per la crescita del Paese. «Basta partiti creati per distruggere, serve costruire benessere e concordia», ha sottolineato Fleres, invitando a smettere di demonizzare la politica e a considerarla come uno specchio: dipende dalla qualità dell’acqua che vi viene versata dagli elettori.
La testimonianza di Giuseppe Gumina
Accanto, Giuseppe Gumina – oggi in pensione anticipata per una retinite degenerativa e residente a Librizzi, nel Messinese – ha raccontato la sua esistenza segnata da eventi estremi. Nella notte di Sigonella fu l’uomo che si oppose agli americani, diventando ostacolo insormontabile alla cattura di Abū Abbās. Con semplicità ha condiviso la sua dimensione spirituale: «Dio è immenso. Io dialogo ogni giorno con Gesù, lo considero un compagno di strada».
Gumina ha ricordato momenti drammatici e missioni delicate: un incendio rischiato sotto Tindari, il coraggio nelle situazioni limite, il senso del dovere verso il prossimo. «In occasioni eccezionali il mio istinto genera forza e freddezza. Forse è la protezione di mio nonno che dall’alto veglia su di me», ha detto. Una vita fatta di luci e ombre, tra prove durissime e incontri salvifici, fino al pensiero ricorrente: cosa sarebbe accaduto se avesse ceduto campo agli incursori della Delta Force?
Un interrogativo che, a distanza di quarant’anni, resta aperto, ma che rende ancora più forte il valore della testimonianza di chi visse quella notte al centro della storia.
